“Case assegnate ai più ricchi”. La saga-affittopoli a Milano

Pubblicato il 11 Febbraio 2011 - 13:37 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – La saga dell’affittopoli milanse si arricchisce di un nuovo episodio. Comune, Policlinico, Pio Albergo Trivulzio: tre enti, migliaia di proprietà immobiliari in città e in provincia, un patrimonio poderoso di 3.700 tra case, negozi e locali in uso ad associazioni che, nonostante le promesse cicliche e i ciclici scandali, resta gestito, nella migliore delle ipotesi, con una buona quota di negligenza.

Barbara Ciabò, consigliera comunale del Fli e presidente della commissione Casa e demanio, non ci sta: “Sono venuti a Palazzo Marino a prenderci in giro – dice – I rappresentanti del Pio Albergo Trivulzio non hanno chiarito i criteri con cui affittano le case dell’ente, e intanto ci hanno detto che a decidere tutto sono tre alti dirigenti. Deve intervenire il sindaco Moratti, per esigere chiarezza. Se il Trivulzio non fornirà spiegazioni, saremo indotti a pensare che le case finiscano agli amici di persone potenti”. L’unica cosa rilevante che ha detto ai consiglieri comunali riuniti a porte chiuse Fabio Nitti, direttore generale del Trivulzio chiamato a relazionare sui criteri di assegnazione dei 1.400 appartamenti dell’ente, è stata: “Diamo le case a chi ha più soldi”.

Come riporta Franco Vanni per Repubblica, ogni appartamento non andrebbe in affitto a chi ne ha più bisogno o a chi è disposto a pagare di più, ma al candidato con un reddito maggiore. Se sia sempre così, o se invece i criteri di assegnazione siano anche altri, non è dato sapere. I bandi non lo dicono. E Nitti si trovava in una condizione impossibile: da un lato i consiglieri comunali gli facevano domande, dall’altro il manager non aveva in tasca nessuna delega a rispondere da parte del cda del Trivulzio e del suo presidente Emilio Trabucchi, assente dal confronto in aula perché in ferie.

Fra chi faceva domande c’era la consigliera pd Carmela Rozza: “Se le case sono assegnate a chi ha un reddito più alto, come ci è stato detto, ci si chiede come mai non si faccia un’asta almeno per gli alloggi di pregio. Premiare chi è più ricco senza avere nulla in cambio per un ente pubblico è scandaloso”. Per la Ciabò, di Fli, “il criterio del massimo reddito è assurdo, e crederci non è facile. La verità potrebbe essere peggiore, ossia che le case vadano agli amici, senza tanti criteri. Vogliamo vederci chiaro”. Più prudente il consigliere Pdl Marco Osnato: “Ci sono leggi sulla trasparenza e l’importante è che quelle leggi siano rispettate. La verifica non spetta a noi”.