Amanda Knox “angelo” o “diavolo”? Un libro sull’assassina di Meredith Kencher

Pubblicato il 12 Marzo 2010 - 09:15| Aggiornato il 12 Aprile 2010 OLTRE 6 MESI FA

Chi è la vera Amanda Knox? Lo racconta Barbie Latza Nadeau nel suo libro “Angel Face”. La cronista del The Daily Best” ha seguito il caso dal ritrovamento del corpo di Meredith Kercher, la studentessa britannica ventiduenne uccisa a Perugia nel novembre 2007, fino alla condanna per omicidio inflitta ad Amanda Knox e al suo fidanzato Raffale Sollecito lo scorso dicembre. Un’attenta analisi, quindi, che la Nadeau ha condotto su questo difficile caso, donando ai lettori americani la prima cronaca completa di questa sconcertante vicenda.

Un libro che va oltre l’impassibile”faccia d’angelo” (questa la beffarda definizione dell’imputata sulla stampa italiana) per scoprire la vera Amanda Knox. Scavando in diari, social network, interviste esclusive e episodi rivelatori in tribunale, la Nadeau fa il primo ritratto a tutto tondo di una giovane donna particolare, che non è il “diavolo” portato davanti ai giurati italiani né l’ingenua innocente che i suoi genitori credono sia.

La Nadeau ci mostra che Amanda Knox è sì il prototipo della ragazza americana del ventunesimo secolo – diligente studentessa con obiettivi e passioni – ma anche una giovane donna in cerca di emozioni forti, che ama il sesso e la droga e che, nell’ambiente sbagliato assieme alle persone sbagliate, fa emergere un lato oscuro che la travolge e la sprofonda nell’abisso.

La cronista mette proprio in evidenza la differente concezione della sessualità che avevano le due studentesse. Meredith si vergognava di lasciare le mutandine in vista nel loro appartamento, Amanda non aveva problemi nell’esporre in bagno il suo vibratore rosa, modello Rampant Rabbit. Nelle uscite con ragazzi italiani Meredith si fermava al bacio, Amanda finiva quasi sempre sotto le lenzuola. Il libro scritto da Barbie Latza Nadeau, corrispondente dall’Italia di Newsweek e collaboratrice di The Daily Beast, il giornale online fondato e diretto da Tina Brown, leggendaria ex direttrice del New Yorker, è stato scritto in tre settimane e adesso è uscito negli Usa. La scrittrice conferma che il ritratto di Amanda non è piaciuto agli americani che si sono schierati tutti dalla parte di Amanda. Quella di Nadeau è invece una voce fuori dal coro: «A Seattle molti mi odiano. Il patrigno di Amanda, Chris Mellas, mi ha offesa ripetutamente per i miei articoli. Una volta mi ha scritto che era “ovvio che fossi stata abusata da piccola per scrivere quel che scrivevo”. L’ho denunciato».