Omicidio Meredith: tutte le tappe della vicenda

Pubblicato il 4 Dicembre 2009 - 17:29 OLTRE 6 MESI FA
MeredithKercher

Meredith Kercher

La notte tra l’1 e il 2 novembre 2007 Meredith Kercher viene uccisa a Perugia: la giovane studentessa inglese si trovava nella città umbra nell’ambito del progetto universitario Erasmus.

La vicenda, finita subito al centro dell’attenzione mediatica, non risparmia colpi di scena: inizialmente i sospetti cadono sulla coinquilina americana di “Mez”, Amanda Knox, sul suo fidanzato Raffaele Sollecito e sul musicista congolese Patrick Lumumba.  Quest’ultimo sarà presto scagionato.

Nel frattempo entra in scena l’ivoriano Rudy Hermann Guede, individuato come “il quarto uomo”: Guede sarà fermato in Germania e poi estradato in Italia. L’ivoriano sarà l’unico ad essere condannato con rito abbreviato, mentre Amanda e Raffaele saranno rinviati a giudizio.

Ecco le principali tappe della vicenda.

L’omicidio di Meredith

2 novembre 2007 – Meredith Kercher, studentessa inglese di 22 anni, viene trovata morta nella sua camera da letto del casolare di Via della Pergola, a Perugia. A scoprire il cadavere per primi gli agenti della polizia postale che, quando arrivano sul posto, trovano fuori dalla casa Amanda Knox, studentessa di Seattle e il suo fidanzatino pugliese Raffaele Sollecito.

Agli agenti riferiscono di essere arrivati da poco e di aver notato qualcosa di strano nell’abitazione. Quando la porta della camera da letto di Mez, chiusa a chiave dall’esterno, viene sfondata, il cadavere della ragazza viene trovato disteso a terra, seminudo e coperto da un piumone.

Arrestati Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Patrick Lumumba

6 novembre 2007 – La polizia ferma per il delitto Amanda Knox, Raffaele Sollecito e il musicista congolese di 38 anni Patrick Lumumba Diya. Questo ultimo, sposato con una ragazza polacca e con un bambino, gestisce a Perugia un pub, “Le chic” ed è il datore di lavoro di Amanda. Tutti e tre si dichiarano innocenti. A portare in carcere Lumumba saranno le dichiarazioni della studentessa di Seattle che, durante l’interrogatorio in questura, indica il musicista congolese come l’autore del delitto di Mez.

9 novembre 2007 – Il gip di Perugia, Claudia Matteini, convalida i tre fermi disposti dal pubblico ministero Giuliano Mignini (al quale verrà poi affiancata la collega Manuela Comodi). Tutti continuano a proclamarsi innocenti. Lumumba sostiene di non aver mai lasciato il suo pub la sera in cui è avvenuto il delitto.

Lumumba viene scagionato

11 novembre 2007 – Un docente svizzero che la sera del delitto si trovava nel capoluogo umbro viene sentito in Questura a Perugia. Alla polizia racconta di essere stato nel pub di Patrick Lumumba la sera del primo novembre del 2007 e conferma l’alibi del musicista congolese. Tracce del dna di Meredith Kercher (sulla lama) e di Amanda Knox (sul manico) vengono isolate dalla polizia scientifica su un coltello da cucina sequestrato dagli inquirenti a casa di Raffaele Sollecito.

Il “quarto uomo” è Rudy Guede

19 novembre 2007 – Rudy Hermann Guede, 21 anni, originario della Costa D’Avorio, è indicato come il “quarto uomo” implicato nell’omicidio di Meredith Kercher. Gli inquirenti lo accusano di omicidio aggravato in concorso e violenza sessuale. Tracciano una sorta di identikit e spiccano nei suoi confronti un mandato di cattura internazionale.

Lumumba torna in libertà, Guede arrestato in Germania

20 novembre 2007 – Su istanza dello stesso pubblico ministero Giuliano Mignini, Patrick Lumumba Dya viene rimesso in libertà; invece Guede, solo, con pochi effetti personali e senza biglietto, viene bloccato dalla polizia a bordo del treno Coblenza-Magonza, in Germania. Davanti al viceprocuratore generale di Coblenza, Guede si dice innocente ed estraneo al delitto.

Respinto il ricorso dei legali di Amanda e Raffaele

30 novembre 2007 – Il tribunale del Riesame di Perugia respinge il ricorso presentato dai difensori di Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Per il Riesame il quadro indiziario “suffraga e legittima” l’applicazione della misura cautelare per il reato di omicidio, aggravato dalla contestualità della violenza di gruppo.

Guede estradato in Italia

6 dicembre 2007 – Rudy Hermann Guede, estradato dalla Germania, viene trasferito in Italia e, scortato da agenti dell’Interpol, giunge a Fiumicino con un volo di linea dell’Alitalia proveniente da Francoforte. In serata raggiunge il carcere di Capanne. Ascoltato il giorno successivo dal gip Claudia Matteini, si dichiara innocente: afferma di non conoscere Sollecito e di aver visto la Knox soltanto qualche volta.

I funerali di Meredith

14 dicembre 2007 – Vengono celebrati i funerali di Meredith Kercher presso la chiesa di St John Baptist di Croydon, a sud di Londra. Attorno alla famiglia (i genitori Arline e John, la sorella Stephanie e i fratelli John e Lyle) si stringono amici, ex compagni di scuola e studenti della Leeds University. In tutto oltre 600 persone. Tra le corone, anche un piccolo bouquet con la scritta “Città di Perugia”.

Raffaele si laurea

16 febbraio 2008 – Raffaele Sollecito si laurea in informatica nel carcere di Perugia. Alla discussione viene autorizzato ad assistere solo il padre, Francesco Sollecito.

Giulia Bongiorno incaricata della difesa di Sollecito

1 aprile 2008 – La prima sezione penale della Cassazione respinge i ricorsi presentati dagli avvocati di Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudy Hermann Guede. Per la Corte sussiste pericolo di fuga, di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.

Raffaele Sollecito incontra in carcere per la prima volta l’avvocato Giulia Bongiorno, entrata a far parte del collegio difensivo del giovane pugliese indagato. Nel capoluogo umbro la penalista ha già difeso, tra gli altri, il senatore a vita Giulio Andreotti ed il banchiere Pierfrancesco Pacini Battaglia.

Lumumba esce di scena

27 maggio 2008 – Il gip del tribunale di Perugia, Claudia Matteini, dispone l’archiviazione del procedimento penale nei confronti di Patrick Lumumba Diya e, dopo sette mesi, il musicista congolese esce definitivamente di scena.

11 luglio 2008 – I pubblici ministeri Manuela Comodi e Giuliano Mignini depositano la richiesta di rinvio a giudizio per Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudy Hermann Guede.

Lumumba si costituisce parte civile

16 settembre 2008 – Inizia l’udienza preliminare davanti al gup di Perugia, Paolo Micheli. In aula anche i parenti della vittima, arrivati appositamente dall’Inghilterra. Patrick Lumumba si costituisce parte civile nei confronti di Amanda per il reato di calunnia. Il gup, accogliendo la richiesta dei difensori di Rudy Hermann Guede, dispone di procedere al processo con rito abbreviato per l’ivoriano.

18 ottobre 2008 – I pubblici ministeri Manuela Comodi e Giuliano Mignini, al termine della requisitoria pronunciata davanti al gup Paolo Micheli, chiedono la condanna all’ergastolo per l’ivoriano Rudy Hermann Guede e il rinvio a giudizio per Raffaele Sollecito e Amanda Knox.

30 anni a Guede, rinvio a giudizio per Amanda e Raffaele

28 ottobre 2008 – Il gup di Perugia, Paolo Micheli, al termine di una lunga camera di consiglio durata oltre 10 ore, condanna a 30 anni di carcere per omicidio volontario e violenza sessuale ai danni della studentessa inglese Meredith Kercher, Rudy Hermann Guede e rinvia a giudizio Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

Inizia il processo

16 gennaio 2009 – Inizia davanti alla Corte d’assise di Perugia, presieduta da Giancarlo Massei, il processo a Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Perugia viene invasa da giornalisti e dalle emittenti televisive italiane e straniere: 77 testate giornalistiche provenienti da Italia, Inghilterra, America e Germania chiedono di assistere al processo, per un totale di 140 richieste di accrediti. La Corte dispone che il procedimento si svolga a porte aperte ma vieta in aula fotografie e riprese video.

26 gennaio 2009 – Il gup Paolo Micheli deposita le motivazioni della sentenza di condanna a 30 anni per Rudy Hermann Guede. Per il giudice nell’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher «la condotta criminosa fu posta in essere in concorso tra più autori» e Rudy Guede «partecipò attivamente all’aggressione».

Raffaele Sollecito parla in aula: «Mi ritengo vittima di un errore giudiziario. Mi sembra tutto irreale anche perché sono del tutto estraneo a questa vicenda – afferma davanti alla Corte facendo dichiarazioni spontanee – non sono una persona violenta e non mi è mai neanche venuto in mente di fare del male a qualcuno. Chi mi conosce sa che non farei male neanche a una mosca».

Irruzione “misteriosa” nella casa di Via della Pergola

18 febbraio 2009 – Ignoti si introducono nella casa del delitto sfondando il vetro della finestra che da sulla cucina, sul retro del casolare. L’abitazione viene messa a soqquadro e all’interno viene rinvenuto, sul pavimento della cucina, un coltello posizionato sopra ad una busta di plastica blu con la scritta “polizia”, simile a quelle spesso distribuite anche in occasioni di iniziative promozionali.

9 marzo 2009 – I legali di Rudy Hermann Guede depositano ricorso in Corte d’Appello contro la sentenza di condanna di primo grado.

Lumumba viene risarcito

16 marzo 2009 – La Corte d’Appello di Perugia assegna 8 mila euro di risarcimento per ingiusta detenzione al musicista congolese Patrick Lumumba Diya, arrestato il 6 novembre del 2007 e rimasto in carcere 14 giorni per poi essere completamente scagionato e prosciolto da ogni accusa.

19 marzo 2009 – Nuova irruzione da parte di ignoti all’interno del casolare di Via della Pergola. Dalla casa scompare il materasso del letto di Meredith Kercher insieme ai cuscini e una valigia che conteneva diversi coltelli e che era stata lasciata nella camera di Amanda Knox.

3 aprile 2009 – Patrick Lumumba parla come testimone nel processo ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito: «Quando sono stato arrestato ho avuto paura che non avrei mai più rivisto mio figlio. Anche ora, di notte, a volte mi sveglio con la sensazione e la paura che me lo hanno portato via e vado a controllare nel suo letto», afferma davanti alla Corte.

Guede sentito come testimone

4 aprile 2009 – Rudy Hermann Guede viene sentito come testimone davanti alla Corte d’assise di Perugia. Per la prima volta dopo la sua condanna l’ivoriano si ritrova faccia faccia con Amanda Knox e Raffaele Sollecito. In aula si avvale della facoltà di non rispondere.

18 aprile 2009 – Sopralluogo della Corte d’assise di Perugia nel casolare di via della Pergola. Sul posto ci sono anche i pubblici ministeri Giuliano Mignini e Manuele Comodi, i legali di difese di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, i legali delle parti civili e gli agenti della squadra mobile del capoluogo umbro.

La madre, il padre e la sorella di Meredith Kercher testimoniano in aula davanti alla Corte d’assise di Perugia: «La sua morte è stata incredibile e surreale. La cerco ancora. Non è soltanto la morte, ma la brutalità, la violenza di ciò che è stato fatto – afferma la madre di Mez in aula – È uno choc tremendo mandare la propria figlia a studiare e non rivederla mai più. Non lo supereremo mai». «Meredith avrebbe lottato fino alla fine contro i suoi aggressori», racconta la sorella della vittima, Stephanie Kercher.

12 giugno 2009 – Amanda parla in aula nell’ambito del suo processo: «Tutto ciò che ho detto l’ho fatto perché messa sotto pressione. Le dichiarazioni sono state prese contro la mia volontà. Ho detto ciò che ha suggerito il pm. Loro (la polizia, ndr) mi suggerivano la via. Continuavano a dirmi che avevo subito un trauma e che non ricordavo», afferma la studentessa di Seattle davanti alla Corte.

19 giugno 2009 – In aula parlano in qualità di testimoni Francesco Sollecito, padre di Raffaele, e Edda Mellas, madre di Amanda. «Mio figlio non farebbe mai male neanche ad una mosca e sia io sia la mia famiglia siamo stati sempre super convinti della sua assoluta innocenza e estraneità in questa vicenda», afferma Francesco Sollecito.

«Amanda ha insistito molto per restare a Perugia» dopo l’omicidio di Meredith Kercher, «città che aveva scelto per vivere e imparare la lingua e la cultura italiana», spiega Edda Mellas.

1 ottobre 2009 – Il casolare di via della Pergola, e in particolare l’appartamento sottostante a quello nel quale è avvenuto il delitto, torna ad essere abitato da alcuni studenti.

9 ottobre 2009 – La Corte d’assise di Perugia respinge le richieste di nuove perizie avanzate dai legali di Amanda Knox (sulle tracce di dna isolate sul coltello, sulle impronte di piedi nudi e sull’orma di scarpa) e Raffaele Sollecito (sul gancetto di reggiseno, sul coltello, sull’orario della morte e sulla compatibilità tra le ferite al collo della vittima e il coltello, sugli hard disk dei pc di Raffaele, Amanda e Meredith) e dichiara chiusa l’istruttoria dibattimentale.

Inizia l’appello per Guede

18 novembre 2009 – Inizia il processo di Appello per Rudy Hermann Guede. L’ivoriano, rivolgendosi ai legali della famiglia Kercher, chiede scusa in aula ai genitori di Meredith per non aver fatto tutto il possibile per salvare la loro figlia, ma continua a professare la sua innocenza. Guede sostiene di non essere stato lui, la notte tra l’1 e il 2 novembre del 2007, ad uccidere la studentessa inglese, nel casolare di via della Pergola.

Al termine della loro requisitoria i pubblici ministeri Manuela Comodi e Giuliano Mignini chiedono per Amanda Knox e Raffaele Sollecito la condanna all’ergastolo. Per Amanda, inoltre, l’accusa ha chiede 9 mesi di isolato diurno, due mesi, invece per Sollecito. «Meredith era mia amica e non la odiavo. L’idea che io mi sia voluta vendicare di una persona che è sempre stata gentile con me è assurda – afferma Amanda Knox in aula – Le cose che sono state dette in questi ultimi due giorni sono pura fantasia. Non è la verità e non è la realtà della situazione».

27 novembre 2009 – I legali di parte civile della famiglia Kercher, gli avvocati Francesco Maresca e Serena Perna, al termine della loro arringa avanzano una richiesta complessiva di risarcimento di 25 milioni di euro, 5 per ciascun familiare. «Richieste risarcitorie da valutare da un punto di vista simbolico, come lesione all’integrità della famiglia», spiega Maresca.

L’avvocato Carlo Pacelli, legale di Patrick Lumumba, costituitosi parte civile nei confronti di Amanda Knox per il reato di calunnia, chiede la condanna della studentessa di Seattle e si riserva di quantificare il danno in sede civile.

La parola alla difesa

28 novembre 2009 – La parola passa alle difese con l’arringa di uno dei legali di Raffaele Sollecito, Luca Maori. L’avvocato parla di tracce biologiche sulla federa del cuscino rinvenuto sotto al cadavere di Meredith Kercher «mai repertate e analizzate dalla polizia scientifica». Tracce, secondo l’avvocato Maori «probabilmente di natura spermatica».

«È strano, si sapeva fin dall’inizio che si trattava di un delitto a sfondo sessuale e non è stato accertato in nessun modo di che natura fossero quelle tracce e, soprattutto, a chi possono essere attribuite», afferma Maori parlando con i giornalisti.

Lo show della Bongiorno in aula

30 novembre 2009 – In aula parla l’altro legale di Raffaele Sollecito, l’avvocato Giulia Bongiorno che, al termine della sua arringa, chiede la «assoluzione per non aver commesso il fatto» per lo studente di Giovinazzo. Per la Bongiorno «la ricostruzione accusatoria ha il sapore di un’opera incompiuta in cui manca la parte essenziale». «Un processo – afferma – in cui risultano inesistenti i presupposti essenziali, dove il movente è inesistente e in cui non si è dimostrata la conoscenza dei complici».

La parola passa in aula alla difesa di Amanda Knox. «Il 6 novembre di due anni fa un’onda anomala, uno tsunami, ha travolto Amanda, una ragazza acqua e sapone», afferma uno dei legali della studentessa di Seattle durante la sua arringa. Secondo l’avvocato «la difesa, e Amanda stessa, sono stati vittime di un processo mediatico» e invita i giudici ad assolvere la studentessa di Seattle nell’ipotesi di anche «un minimo dubbio». Amanda scrive in aula: «Ho paura di essere condannata per una cosa che non sono e che non ho fatto».

2 dicembre 2009 – L’avvocato Luciano Ghirga al termine della sua arringa chiede l’assoluzione di Amanda Knox «per non aver commesso il fatto». «Ridate la vita ad Amanda assolvendola dai reati contestati. Ve lo chiede Amanda che prende appunti e scrive “ridatemi la mia vita”. Ve lo chiedono i suoi genitori: non il “clan Knox”, come è stato definito in aula, no il partito di Seattle, ma persone disperate che provono una grande sofferenza», afferma il legale davanti alla Corte.

Parlano Amanda e Raffaele

3 dicembre 2009 – Amanda e Raffaele parlano in aula. «Ho paura di avere una maschera di assassina forzata sulla mia pelle. Ho paura di essere definita quella che non sono – dice Amanda Knox rivolgendosi alla Corte d’assise di Perugia con voce commossa – Dopo due anni di carcere sono delusa, triste e frustrata. Davanti a voi mi sento vulnerabile ma sono fiduciosa e sicura».

Raffaele chiede alla Corte di restituirgli «la vita». «Io non ho ucciso Meredith – aggiunge – e ho ancora fiducia nella giustizia. Voi state per decidere della mia vita e qualsiasi cosa io possa dire in questo momento sarà meno di quello che sento. Io non sto vivendo un incubo ma sopravvivendo a una situazione drammatica».