Asili nido in Italia: c’è posto per meno di un bimbo su 3. E non tutti possono permetterselo

L'Italia è sotto la media europea per la frequenza del nido, secondo i dati dell'anno educativo 2021/2022. Il 49,1% delle strutture ha bimbi in lista d'attesa.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Novembre 2023 - 09:34
asili nido

foto ANSA

In metà degli asili nido c’è la lista d’attesa di bambini che non riescono ad essere accolti, solo il 9,4% prevede l’esenzione totale della retta per le condizioni economiche, eppure i piccoli appartenenti a famiglie monoreddito e con livelli di istruzione più bassi hanno molte meno possibilità di accedere ai servizi per l’infanzia. E’ impietosa la fotografia dell’Istat che arriva dal Report ‘Offerta di nidi e servizi integrativi per la prima infanzia nell’anno educativo 2021/2022’.

Asili nido, in Italia c’è posto per meno di un bimbo su 3

In Italia sono meno del 30% i bambini al di sotto dei 3 anni che trovano collocazione nei servizi educativi specifici per la prima infanzia contro il 37,9% della media Ue. La Francia e la Spagna, per esempio, sono ben al di sopra del 50% e altri paesi, come l’Olanda e la Danimarca, si attestano al 74,2% e al 69,1% rispettivamente.

Continua ad essere fortissimo, poi, lo squilibrio tra le Regioni. L’Umbria ha il più alto livello di copertura (43,7%), seguita da Emilia Romagna (41,6%), Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento (41,1%). La Toscana, il Friuli-Venezia Giulia e il Lazio si attestano sopra la soglia del 33% (38,4%, 36,8% e 36,1%). Di contro, fra le regioni del Sud, restano ancora al di sotto del 15% Campania, Sicilia e Calabria (11,7%, 13% e 14,6% rispettivamente), mentre la Sardegna con il 32,5% fa registrare il livello più alto. I capoluoghi di provincia hanno una copertura media del 35,3%, mentre i Comuni non capoluogo, nel loro insieme, hanno una copertura di posti inferiore di ben dieci punti percentuali e pari al 24,9%.

Al Sud richieste di iscrizione in gran parte insoddisfatte

Se dunque la percentuale di copertura dei posti tra 0 e 2 anni di età nel 2021-22 raggiunge il 28%, con un leggero incremento (0,8%) rispetto al 2020/21, dovuto alla contrazione delle nascite e il target del 33% da raggiungere entro il 2010 (come definito dal Consiglio Europeo di Barcellona nel 2002), è così gradualmente avvicinato, resta comunque decisamente lontano il nuovo obiettivo europeo del 45% di bambini frequentanti servizi educativi di qualità entro il 2030. E se l’offerta dei nidi (+1.780 posti) è in ripresa dopo la pandemia, le richieste di iscrizione sono in gran parte insoddisfatte, soprattutto al Mezzogiorno (66,4% nel pubblico, 48,7% nel privato).

Nell’anno 2021/2022 sono attivi 13.518 nidi e servizi integrativi per la prima infanzia e sono autorizzati oltre 350mila posti. La spesa impegnata dai Comuni nel 2021 per i servizi all’infanzia ammonta a un miliardo 569 milioni di euro (+16,9% rispetto al 2020) di cui il 16,7% rimborsata dalle rette pagate dalle famiglie (263 milioni di euro).

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