Aspiranti maestre: 53% bocciate, scrivono “rattopo” e “aquisto”

di Corinna Campanile
Pubblicato il 24 Febbraio 2017 - 14:01| Aggiornato il 15 Marzo 2017 OLTRE 6 MESI FA

VENEZIA – “Un’evento”, “ho aquistato”, rattopare”: sono alcuni degli errori degli aspiranti maestri che hanno partecipato all’ultimo concorso indetto in Veneto. Errori tali che al primo turno della selezione, avvenuta lo scorso maggio, è passata solo la metà dei partecipanti: 1.604 su 3.410, il 53 per cento.

A spiegare il motivo di questa ecatombe al Corriere del Veneto è stato uno degli esaminatori, docente che ha dato al ministero dell’Istruzione la disponibilità a correggere i compiti, e che preferisce restare anonimo.

 

“Ci siamo trovati davanti a errori grossolani, ha spiegato. Certamente c’erano anche imprecisioni legate ai contenuti, ma quelle sono sempre prevedibili in un esame. Ci hanno colpito invece soprattutto gli errori grammaticali. Erano troppi, troppo banali e troppo diffusi. Stiamo parlando di errori che molto spesso vengono corretti anche ai bambini delle scuole elementari, le stesse in cui queste maestre sarebbero dovute andare ad insegnare”.

Errori come “sono stato invitato a un’evento” (con l’apostrofo), “Ho aquistato (senza la C, ndr) un trolley nuovo”, “questa è una melodia disciendente” (con una I di troppo, ndr) e “mi è capitato di rattopare (con una sola «p», ndr) dei calzini”.

 

“Ogni volta che ci trovavamo davanti a una mostruosità di questo tipo ci guardavamo tra noi sconvolti, e di fronte ad alcuni abbiamo allargato le braccia. (…) Alla selezione scritta ovviamente i nomi nei compiti non c’erano, ma quando siamo arrivati all’orale ci siamo trovati davanti quasi solo giovani neolaureati, certamente più freschi nei temi trattati”.

I bocciati, però, anziché andare a rivedersi la grammatica italiana se la sono presa con i commissari d’esame, formando gruppi Facebook appositi. Per questo motivo l’esaminatore contattato dal Corriere della Sera ha chiesto di restare anonimo.

Una polemica che segue l’accusa mossa da 600 docenti universitari nei confronti degli studenti universitari, definiti “incapaci di scrivere una tesi” proprio per errori che si fanno alle scuole elementari. L’appello era rivolto al governo e al parlamento e chiedeva un piano di emergenza per lo studio della lingua italiana nelle scuole dell’obbligo. “Se i docenti si preoccupano dei loro studenti, di fronte a questi compiti si sarebbero sentiti male, commenta l’esaminatore”.