Badante non vaccinato morto di Covid, famiglia chiede un milione di danni all’anziano datore di lavoro

Secondo quanto lamentato dagli eredi del defunto, il contagio era avvenuto sul luogo di lavoro. La causa vede tra i soggetti citati oltre all'anziano anche l'assicurazione di questi e l'Inail.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Maggio 2022 - 13:35 OLTRE 6 MESI FA
Badante non vaccinato causa covid

Badante non vaccinato morto di Covid, famiglia chiede un milione di danni all’anziano datore di lavoro (foto ANSA)

La famiglia di un badante di origine romena morto l’anno scorso a 68 anni di Covid, ha chiesto in totale un milione e duecentomila euro circa di danni, patrimoniali e non, all’anziano suo datore di lavoro, un 83enne di Ravenna, inquadrandolo quale persona che lo aveva contagiato.

Famiglia badante fa causa e chiede oltre un milione

La singolare causa, che partirà domani 26 maggio davanti al giudice del Lavoro Dario Bernardi del Tribunale di Ravenna, come riportato dal Resto del Carlino, vede tra i soggetti citati oltre all’anziano anche l’assicurazione di questi e l’Inail.

Secondo quanto lamentato dagli eredi del defunto, il contagio era avvenuto sul luogo di lavoro e il Covid era stato la causa esclusiva, o prevalente, del decesso del badante il quale era stato assunto nel gennaio 2021 come lavoratore domestico part time (25 ore) quindi dal 23 al 28 agosto era andato in ferie per contrarre il virus poco dopo il suo rientro alla casa dell’anziano. Quest’ultimo aveva contratto il virus con tampone del primo settembre ma si era salvato (è vaccinato) mentre il tampone del badante risale al 3 settembre.

Vittima non era vaccinata

Secondo quanto delineato dal datore di lavoro, tramite memoria difensiva anche dell’assicurazione, è impossibile accertare il nesso causale tra l’infezione del badante e l’ambiente di lavoro. Ma soprattutto il collaboratore domestico non era vaccinato. Quando i figli dell’anziano gli chiedevano spiegazione, lui avrebbe riferito che si sentiva forte e in buona salute e che il Covid non gli faceva paura.

L’uomo, sempre secondo la difesa, dopo il contagio si sarebbe inoltre inizialmente curato con metodi alternativi e cioè assumendo prima erbe e infusi e poi antipiretici. Ma dato che la febbre persisteva, alla fine era stato visitato dai medici dell’Usca e subito dopo portato in pronto soccorso.