Barista uccisa nel veneziano: il convivente fermato è chiuso nel silenzio

Pubblicato il 4 Aprile 2011 - 12:35 OLTRE 6 MESI FA

VENEZIA – C’è il cadavere di una donna con il cranio fracassato, in cella c’è il suo convivente accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere ma paradossalmente per i carabinieri di Venezia all’indagine sulla morte della barista Eufemia Rossi di 56 anni di Latisana (Udine) mancano ancora numerosi tasselli. Gli investigatori, coordinati dal pm Massimo Michelozzi, non hanno ancora rintracciato l’arma, probabilmente un grosso bastone o una mazza, con la quale l’ex assicuratore Gianni Lirussi, 65 anni, avrebbe posto fine venerdi’ scorso tra Latisana e San Michele al Tagliamento (Venezia) alla vita della sua compagna.

Manca soprattutto il movente che potrebbe essere riconducibile a questioni finanziarie, e pesa il silenzio dell’accusato che si proclama innocente. Verso di lui invece concorrono, come ha spiegato oggi il comandante provinciale del carabinieri di Venezia, col. Giovanni Cataldo, tanti e tali elementi che porterebbero a escludere che la tragedia abbia potuto essere stata confezionata da altre mani. Testimoni hanno visto Lirussi gettare nella spazzatura sabato mattina un grosso sacco di plastica nero all’interno del quale i militari hanno trovato abiti della donna intrisi di sangue, fatture e ricevute a nome della stessa vittima, una paletta per la raccolta della spazzatura sporca di materiale organico.

La sera precedente l’uomo era stato visto fuori dalla propria auto parcheggiata, con le quattro frecce accese, vicino al canale scolmatore ‘Cavrato’ di Cesarolo di San Michele dove successivamente è stato ritrovato il corpo della barista. Se l’autopsia, in programma probabilmente domani, farà luce sulle modalità della morte, le indagini finanziarie avviate questa mattina alla riapertura delle banche potranno forse dire di più sulle cause del gesto che per gli inquirenti avrebbe tutti i crismi della premeditazione.

I carabinieri non confermano per ora le voci che vorrebbero l’ex assicuratore frequentatore di Casino’ ne’ le intenzioni della stessa donna di lasciare la casa dove vivevano. I Ris di Parma prenderanno oggi in consegna le automobili della coppia: la Lancia della donna trovata parcheggiata nei pressi del cimitero di Cerasolo e soprattutto il suv dell’uomo con il quale per l’accusa avrebbe trasportato il cadavere della propria vittima.

Rossi infatti non sarebbe stata uccisa sull’argine dov’è stato ritrovato il suo corpo ma in un altro luogo forse non molto lontano. Il 17 gennaio scorso la barista aveva denunciato Lirussi per averla colpita alla testa con una bottiglia vuota: un’accusa successivamente ritrattata dalla stessa barista che aveva quindi ricondotto l’episodio a un infortunio domestico.