Camorra. Sequestrate 3 aziende di Antonio Iovino a Napoli

Pubblicato il 26 Aprile 2012 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA

NAPOLI – Gli uomini del centro operativo della Dia di Napoli hanno dato esecuzione al sequestro preventivo di tre imprese disposto, in seno ad un procedimento penale coordinato dalla Dda napoletana, nei confronti dell’imprenditore detenuto Antonio Iovino, conosciuto col soprannome di ‘Siscarella’ (la cui partecipazione al clan Fabbrocino, secondo la Direzione investigativa antimafia, e’ stata processualmente riconosciuta in diverse sedi giudiziarie) e di altri cinque indagati nei cui confronti e’ stata notificata l’informazione di garanzia.

Nonostante sia stato condannato come imprenditore di riferimento del sodalizio camorristico della zona vesuviana, e quindi destinatario della conseguente misura di prevenzione personale e patrimoniale, Iovino, spiega il capo centro Dia di Napoli, Maurizio Vallone, ”era riuscito ad imporre, nel comprensorio, la propria posizione dominante nel settore dell’estrazione di materiali da cava e del movimento terra utilizzando imprese formalmente intestate a compiacenti prestanome”.

Proprio per questi motivi il 30 gennaio scorso era stato destinatario della misura cautelare personale e reale, ”essendo state acquisite a suo carico importanti fonti di prova in ordine alla sua infiltrazione in un appalto pubblico per la realizzazione di una importante arteria di collegamento interprovinciale per la cui realizzazione Iovino – aggiunge Vallone – aveva imposto la fornitura di materiale da cava che veniva consegnato, frammisto a rifiuti di ogni sorta, da societa’ intestate a terzi ma di cui egli era in realta’, il vero dominus”. La misura adottata ha riguardato beni mobili ed immobili complessivi per circa un milione di euro.

Il provvedimento adottato oggi nei confronti di Antonio Iovino prende le mosse dagli approfondimenti eseguiti nei confronti dello stesso imprenditore, e finalizzati a individuare l’eventuale esistenza di ulteriori imprese riconducibili alla holding da lui organizzata per tentare di sottrarre i propri beni ai rigori della normativa antimafia. Le piu’ recenti indagini, secondo quanto riferisce Vallone, hanno evidenziato che Iovino ha tentato di sottrarre all’espropriazione antimafia le quote della Indemar s.r.l. di San Gennaro Vesuviano (Napoli), storicamente riconducibile al proprio gruppo imprenditoriale, intestandone la titolarita’ a una persona che per anni e’ stato un suo fidato dipendente.

Diversamente, invece, al fine di ottenere fidi bancari e le autorizzazioni necessarie alla partecipazione a gare per l’affidamento di lavori pubblici, ha fittiziamente intestato a terzi le partecipazioni sociali della Cam-co Campania Costruzioni srl di Ottaviano, nonostante i compiacenti prestanome risultassero sprovvisti dei redditi necessari al loro normale sostentamento. E’ stato accertato infine che gli illeciti profitti conseguiti nel tempo da Iovino sono stati, peraltro, investiti nella Marg s.r.l. di San Gennaro Vesuviano (Napoli), proprietaria anche dell’esercizio commerciale di famiglia, ad Ottaviano, destinato alla vendita di pelletteria, profumi e accessori femminili griffati.    Di tutte le aziende destinatarie del sequestro l’imprenditore detenuto ha sempre esercitato i poteri di amministratore di fatto, come riferisce la Dia.