Cassazione, se la moglie è forte si può maltrattare

Pubblicato il 2 Luglio 2010 - 17:28 OLTRE 6 MESI FA

Urla, spintoni e liti? Se la moglie è forte e non si lascia intimorire non si tratta di maltrattamenti e il marito può essere assolto.

La Cassazione, infatti, ha annullato la condanna a 8 mesi di reclusione nei confronti di un marito accusato di aver maltrattato la moglie per tre anni. Dinanzi alla Suprema Corte il marito aggressivo ha sostenuto con successo che non si trattava di maltrattamenti in quanto la moglie ”non era per nulla intimorita” dal comportamento del coniuge ma solo ”scossa, esasperata, molto carica emotivamente”.

In particolare, Sandro F. (45 anni) era stato condannato in primo grado dal tribunale di Sondrio, nel settembre 2005, e anche la Corte d’appello di Milano, nell’ottobre 2007, lo aveva ritenuto colpevole di maltrattamenti ai danni della moglie Roberta B. condannandolo a 8 mesi di reclusione con le attenuanti generiche. Ad avviso della Corte d’appello ”la responsabilità dell’imputato era provata sulla base di sue stesse ammissioni, anche se parziali, e sulla testimonianza di medici, conoscenti e certificati medici, da cui si ricava una condotta abituale di sopraffazioni, violenze e offese umilianti, lesive della integrità fisica e morale” della moglie sottoposta a ”continue ingiurie, minacce e percosse”. Dinanzi ai Supremi giudici Sandro F. ha sostenuto che non era stata ben considerata la circostanza che sua moglie ”per ammissione della stessa di carattere forte, non fosse intimorita dalla condotta del marito”.

In sostanza secondo l’uomo i giudici avevano ”scambiato per sopraffazione esercitata dall’imputato” quello che era solo ”un clima di tensione fra coniugi”. La Cassazione – con la sentenza 25138 – ha dato ragione a Sandro F. rilevando che non si può considerare come ”condotta vessatoria” l’atteggiamento aggressivo non caratterizzato da ”abitualità”. I fatti ”incriminati” in questa vicenda – prosegue la Cassazione – ”appaiono risolversi in alcuni limitati episodi di ingiurie, minacce e percosse nell’arco di tre anni (per i quali la moglie ha rimesso la querela), che non rendono di per se’ integrato il connotato di abitualità della condotta di sopraffazione” necessaria alla configurazione del reato di maltrattamenti. ”Tanto piu’ che – conclude la Cassazione – la condizione psicologica di Roberta B. per nulla intimorita dal comportamento del marito, era solo quella di una persona scossa, esasperata, molto carica emotivamente”. Cosi’ la condanna a 8 mesi è stata annullata ”perché  il fatto non sussiste”.

Duro il commento del ministro per le pari opportunità, Mara Carfagna: “In un momento in cui la violenza sulle donne affolla le cronache nere dei giornali, ricordandoci di come non si debba mai abbassare la guardia su uno dei crimini piu’ odiosi che, soprattutto tra le mura domestiche, conta fin troppe vittime, non posso che dirmi amareggiata di fronte a questo caso di vera e propria miopia da parte dei giudici della Cassazione”.

”E’ davvero un tempo difficile per le donne in Italia e l’ultima sentenza della Cassazione purtroppo lo conferma. Davvero incredibile che non si possa avere giustizia se si e’ forti e se non ci si lascia intimidire dal marito manesco e aggressivo”. Lo ha detto Rosy Bindi, presidente dell’Assemblea del Pd, commentando la sentenza. ”Non ci piace commentare le sentenze dei giudici – ha proseguito Bindi – ma stavolta, da quanto si capisce, hanno interpretato la legge con categorie francamente inaccettabili che rischiano di vanificare una lunga e difficile battaglia contro la violenza sulle donne e rendere piu’ sole e indifese le vittime dei maltrattamenti”. ”Il maschilismo è duro a morire nella società come nelle aule dei tribunali – ha concluso – e a maggior ragione dobbiamo continuare a difendere con la cultura della parita’, con buone leggi e vere politiche di uguaglianza la dignità e i diritti delle donne”.