Commerciante vieta ingresso a cinesi che non parlano italiano, poi si scusa

Pubblicato il 19 Gennaio 2010 - 22:50 OLTRE 6 MESI FA

A Empoli un commerciante espone un cartello, ‘Vietato ai cinesi se non parlano italiano’, ma poi scrive una lettera di scuse.

A Prato un maxiblitz delle forze dell’ordine contro il lavoro irregolare oggi ha portato al sequestro di 28 aziende gestite da cinesi e a scoprire 65 clandestini; A Firenze un orientale, editore di un giornale in cinese diffuso a Prato è stato denunciato per stampa clandestina. Tre episodi che riguardano l’immigrazione cinese in Toscana.

Il commerciante di Empoli da sabato scorso fino a ieri ha esposto il cartello sulla vetrina d’ingresso del suo negozio di abbigliamento nel centro storico. «E’ una provocazione – ha spiegato ai giornalisti – un atto di ribellione, non come razzista ma dovuto a una serie di comportamenti di alcuni cinesi». A suo dire i cinesi entrerebbero nel negozio non per comprare merce ma per osservarla e conoscere i metodi di cucitura. ”

«In pratica vengono qui per copiare la mia merce e rifarla uguale – ha detto – Ecco perché fanno finta di non parlare la nostra lingua. Non comprano niente e sono anche scortesi». Il gesto del negoziante non è passato inosservato anche se poi, tramite una nota diffusa stasera dal suo legale, si è scusato: «Il signor Pacilli riconoscendo l’errore nell’aver esposto detto cartello porge le sue scuse alla comunità cinese che non era sua intenzione offendere. Pacilli con questo chiarimento ritiene chiuso l’increscioso episodio».

Intanto, però, era scoppiato un putiferio. Subito, ieri pomeriggio, la polizia municipale è intervenuta per far rimuovere il cartello. E il sindaco Luciana Cappelli ha pensato di multarlo: «E’ un gesto intollerabile – ha affermato – I vigili urbani hanno già fatto un sopralluogo, valuteremo quali azioni intraprendere». Il Pdl empolese ha parlato di «atto non giustificabile ma occorre riflettere per capire cosa ha portato questo commerciante a compiere un gesto simile». Il Pdci ha chiesto di ritirargli la licenza.

Altri empolesi hanno risposto alla provocazione affiggendo davanti al negozio un altro cartello: «Vietato l’ingresso agli americani che non parlano polacco, agli svedesi che non parlano spagnolo e agli svizzeri che non parlano arabo». Ironia, ma il clima nelle Chinatown toscane è pesante. A Prato oggi un maxiblitz delle forze dell’ordine compiuto a ridosso del centro storico ha portato all’identificazione di 198 cinesi; 65 di loro sono clandestini (sette fra loro gli arrestati). Un altro cinese è stato arrestato per sfruttamento della manodopera clandestina.

Anche qui, reazioni: se per Marco Wong, rappresentante della comunità cinese in Italia e già candidato per il centrosinistra al consiglio comunale pratese, la giunta comunale di centrodestra «fa solo repressione», per il deputato Riccardo Mazzoni (Pdl) «il blitz dimostra che lo Stato ha deciso di far sentire la sua presenza in una zona enclave di illegalità e di immigrazione clandestina». Per Enrico Rossi (Pd), candidato alla presidenza della Regione Toscana, «l’illegalità va combattuta e soprattutto vanno contrastate le cause che generano illegalità. Spero che questa iniziativa non sia una-tantum spettacolare che lascia il tempo che trova». E sempre a Prato i carabinieri hanno denunciato per violazione delle leggi sulla stampa un cinese di 57 anni che pubblicava senza nessuna registrazione in tribunale un giornale clandestino. La casa editrice ha sede a Firenze e qui i carabinieri vi hanno trovato una sola impiegata: era assunta in ‘nero’ e senza permesso di soggiorno.