Condannato per atti osceni, escluso dal concorso. Ma vince il ricorso al Tar

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Settembre 2013 - 11:28 OLTRE 6 MESI FA
Condannato per atti osceni, escluso dal concorso. Ma vince il ricorso al Tar

Condannato per atti osceni, escluso dal concorso. Ma vince il ricorso al Tar

ROMA – Una condanna per atti osceni in luogo pubblico stava facendo perdere a un giovane romano il posto all’Agenzia delle Entrate, ottenuto dopo aver vinto il concorso. Ma il Tar ha dato ragione al giovane e torto al Fisco, che lo aveva escluso dalla graduatoria per quel precedente penale.

Racconta Lorenzo D’Albergo su Repubblica:

“La storia inizia nel 2008. Fresco di laurea, il ragazzo inizia a preparare il concorso per entrare all’Agenzia delle entrate. Il candidato si prepara, affiancando lo studio alle prime esperienze lavorative. Ma qualcosa, un errore di gioventù, si nasconde nel suo passato: un anno prima di iscriversi al concorso, il ragazzo era stato denunciato per atti osceni. Una macchia subito comunicata all’Agenzia delle entrate, che nel regolamento prevede l’esclusione dalle graduatorie di tutti coloro «che abbiano riportato sentenze penali di condanna ancorché non passate in giudicato o di patteggiamento, tenuto conto dei requisiti di condotta e di moralità necessari per svolgere le mansioni di un funzionario».

Gli esami e i tirocini, nonostante tutto, vengono superati brillantemente e arriva il tanto desiderato accesso nella graduatoria degli idonei. Contemporaneamente, però, si conclude il procedimento penale a carico del candidato. Quaranta giorni di reclusione e pena sospesa: il ragazzo era incensurato e il luogo, l’orario e il tentativo di proteggersi dalla vista altrui sono stati riconosciuti come attenuanti in sede penale. Molto più severo il giudizio dell’Agenzia delle entrate, che con un provvedimento esclude il candidato dal concorso. «La condotta per la quale l’interessato è stato condannato — si legge nel documento — non denota un’adeguata attitudine a ricoprire il delicato ruolo affidato a un funzionario»”.

Ma il laureato romano non si arrende e ricorre al Tar, che gli dà ragione su tutto:

“se il ricorrente era stato escluso per mancanza «affidabilità, equilibrio, integrità e ponderatezza nei comportamenti», per i giudici amministrativi la salvaguardia del «comune senso del pudore sessuale» non rientra nella missione istituzionale dell’Agenzia delle entrate. I magistrati, poi, continuano: «Il reato di atti osceni attiene alla sfera individuale e non agli interessi perseguiti dall’amministrazione finanziaria». In altre parole, il ragazzo era stato erroneamente posto sullo stesso piano di un condannato per reati contro la pubblica amministrazione. Così, il provvedimento di esclusione è stato annullato e il neolaureato è stato reinserito in graduatoria. Un lieto fine accompagnato dal risarcimento ottenuto al termine di una transazione privata con il ministero dell’Economia e l’Agenzia delle entrate”.