Consiglio di Stato, De Lise: “Siamo i più esposti ad attacchi”

Pubblicato il 22 Settembre 2010 - 11:08 OLTRE 6 MESI FA

Pasquale De Lise

“Il nostro è un mestiere difficile: la collocazione centrale di noi giudici amministrativi nell’attuale contesto istituzionale, economico e sociale ci rende più esposti che in passato ai giudizi e alle critiche, e talvolta anche ad attacchi del tutto privi di fondamento”. Lo ha detto il presidente del Consiglio di Stato, Pasquale De Lise, nel corso della cerimonia del suo insediamento, a Palazzo Spada. De Lise, tuttavia, non ha mai fatto esplicito riferimento alla vicenda che lo riguarda e che lo ha portato a deporre nei giorni scorsi in procura, a Perugia.

Nei giorni scorsi De Lise si è presentato spontaneamente a Perugia dagli inquirenti titolari dell’inchiesta sugli appalti per i Grandi eventi per fornire chiarimenti in merito a 250mila euro versato sul suo conto corrente nel luglio del 2009. Quei soldi, secondo la ricostruzione fatta da De Lise nel corso di una sua testimonianza durata 4 ore, sarebbero parte della somma (circa un milione di euro) frutto della vendita di una sua villa all’Argentario alla figlia del noto avvocato amministrativista Franco Gaetano Scoca.

Nelle sette pagine del suo discorso di insediamento, il passaggio agli ”attacchi del tutto privi di fondamento” è conclusivo. A tali attacchi – dice De Lise – ”possiamo rispondere con il nostro lavoro, con il nostro senso del servizio, tenendo sempre presente la necessità di dover ‘rendere conto’ in modo chiaro e trasparente del nostro operato: non solo alla nostra coscienza ma anche all’esterno, ai cittadini, al Paese”.

Da quando è stato istituito, nel 1831, il Consiglio di Stato ha ”acquisito il ruolo fondamentale di garante della giustizia nell’amministrazione e della tutela del cittadino nei confronti del pubblico potere, con capacità, creatività e indipendenza di giudizio, ha spiegato De Lise nel corso della cerimonia di insediamento. E questo durante i regimi democratici ma anche durante la dittatura fascista, nei cui confronti seppe mantenere (come è stato riconosciuto fin dall’Assemblea Costituente) un alto grado di autonomia”.

“L’impegno della giustizia amministrativa – ha poi aggiunto il presidente del Consiglio di Stato – ha un’ ”unica stella polare”: ”non quella dell’esercizio del ‘potere’, bensì quella del ‘servizio’ nei confronti di coloro per i quali la giustizia amministrativa opera: i cittadini e le imprese che pretendono tutela, le amministrazioni che sono interessate alla verifica della legittimità del loro operato”.