Cosa succede se la Russia chiude il gas, quanto dureranno le nostre riserve? Gli scenari

"Se la Russia chiudesse oggi il rubinetto del gas, con le scorte all'83%, all'inizio di gennaio saremmo costretti a razionare i consumi" dice il presidente di Nomisma Energia.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Settembre 2022 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA
gas russia italia

Cosa succede se la Russia chiude il gas, quanto dureranno le nostre riserve? Gli scenari (foto ANSA)

Lo stop del gasdotto Nord Stream 1, imposto da Mosca in questi giorni, potrebbe diventare una misura permanente nei prossimi mesi. Gli Stati europei si preparano alle conseguenze. Secondo Davide Tabarelli (presidente Nomisma Energia), se la Russia chiude i rubinetti, da gennaio bisogna aspettarsi razionamenti: “Le scorte non basterebbero, nuovi rigassificatori solo in primavera”. Possibili anche ulteriori aumenti dei prezzi e crollo del Pil.

Cosa succede se la Russia chiude il gas

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ha tracciato uno scenario di cosa potrà accadere all’Italia nei prossimi mesi. “Se la Russia chiudesse oggi il rubinetto del gas, con le scorte all’83%, all’inizio di gennaio saremmo costretti a razionare i consumi. Ma sarebbe meglio cominciare anche prima, per non dover tagliare pesantemente nei mesi più freddi. Quest’inverno non avremo ancora i due nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna, se va bene arriveranno a maggio”.

“Abbiamo aumentato le importazioni extra-Russia, circa 17 miliardi di metri cubi in più, ma non bastano a sostituire quei 29 miliardi che compravamo da Mosca”, spiega Tabarelli. Gli stoccaggi di gas in Italia al primo settembre erano pieni all’82,56%, pari a 159,7082 terawattora, cioè quasi 15 miliardi di metri cubi. “La domanda di gas in inverno può arrivare a 400 milioni di metri cubi al giorno, 4 volte la domanda estiva. Duecento milioni vengono forniti dalle scorte che si sono fatte in estate, gli altri duecento dalla rete (gasdotti e rigassificatori, n.d.r.)”.

“La Russia d’inverno ci dava 90 milioni di metri cubi al giorno”, prosegue il presidente di Nomisma Energia. “Se non ce li dà più, e non abbiamo abbastanza fonti alternative, siamo costretti ad attingere di più dalle riserve. Ma non possiamo prelevarne troppe, perché la rete deve rimanere in pressione, come un palloncino. Quindi, siamo costretti a ridurre i consumi: energia, produzione industriale, riscaldamento”.

Gli scenari per l’Italia

Per Tabarelli “quando Gazprom dice che l’Europa, anche con le riserve di gas piene, rischia un inverno al freddo, non fa terrorismo psicologico. Dice una cosa scontata, basta guardare le statistiche. La Russia forniva il 40% del gas alla Ue. È una percentuale che non è sostituibile in meno di tre anni”. Per quanto riguarda l’Italia, prosegue il ricercatore, “nel 2021 abbiamo consumato 76 miliardi di metri cubi di metano. Tre miliardi li abbiamo autoprodotti, gli altri 73 li abbiamo importati. Dalla Russia ne sono venuti 29 miliardi”.

“Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, abbiamo aumentato le importazioni dall’Algeria di 7 miliardi di metri cubi, di 3 dall’Azerbaijan, di 2 dal Mare del Nord. Altri 2 miliardi di metri cubi in più arrivano dal rigassificatore di Rovigo, 1 da quello di Livorno e 2 da Panigada. In tutto fanno 17 miliardi. Ne mancano ancora 12 per sostituire il gas russo”. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha spiegato che l’Italia sostituirà del tutto il gas di Mosca nella seconda metà del 2024, ma già alla metà del 2023 ridurrà di molto la dipendenza.