Covid, carabiniere intubato per 57 giorni ora è invalido al 100%: sindacato chiede che sia una “vittima sul dovere”

di Lorenzo Briotti
Pubblicato il 24 Agosto 2021 - 10:38 OLTRE 6 MESI FA
carabiniere foto ansa

Covid, carabiniere intubato per 57 giorni ora è invalido al 100%: sindacato chiede che sia una “vittima sul dovere” (foto Ansa)

Un carabiniere di 52 anni è stato in terapia intensiva per Covid per 7 giorni. Ricoverato a marzo e dimesso dopo tre mesi, Vincenzo Montesano ora si trova con un‘invalidità civile al 100% per i postumi della malattia, presa al lavoro. Il fatto è avvenuto in una stazione della provincia di Piacenza ed è segnalato dal Nuovo sindacato carabinieri che ha fatto ottenere il riconoscimento della causa di servizio, evitando in questo modo il rischio che venisse congedato.

Sindacato Carabinieri chiede assicurazione obbligatoria per i Carabinieri

Lo stesso sindacato chiede che per una situazione del genere ci sia la dichiarazione di vittima del dovere e sta sviluppando una proposta al Governo per un’assicurazione obbligatoria “per garantire il costo per le prime cure e un indennizzo per quelle patologie non ascrivibili a categorie di invalidità, come avviene già garantito ad altri lavoratori italiani, eccetto noi”.

Intubato per 50 giorni, il Carabiniere ha perso 37 chili e riportato gravi conseguenze

Il contagio iniziò con un intervento effettuato il 14 marzo 2020. Su invio della centrale operativa, Vincenzo Montesano andò a casa di un anziano che non rispondeva al telefono. “Dopo aver aperto la porta notavamo una persona in stato di totale disperazione sdraiata per terra”, racconta il carabiniere. Tre giorni dopo si venne a sapere che l’anziano era morto, a causa del Covid. Nel frattempo il militare si ammalò, rimanendo in ospedale “per oltre 50 giorni intubato”, perdendo 37 chili e riportando gravi conseguenze.

È stato necessario “fisioterapia in palestra a pagamento, tra visite mediche e tutto il resto spendendo 4.800 euro circa”. Spese anche per autostrada e benzina, con un mutuo di 600 euro al mese. “Mi è arrivato un sussidio da parte dell’Arma di 700 euro più 300 euro di rimborso spese. Da quel giorno non ho più ricevuto altro”.

“Riteniamo che l’Arma – conclude il responsabile del comitato medicina legale e pensionistica Nsc Ciro Ingui – come datore di lavoro e controparte sui rimborsi alle vittime del servizio si venga a trovare in un duplice conflitto di interessi. Questo non è più tollerabile come non è tollerabile il ritardo sui riconoscimenti che attualmente prevedono dai 4 ai 5 anni di attesa”.