Roma, la Regione gli chiude il reparto: chirurgo pagato per non lavorare

Pubblicato il 20 Marzo 2012 - 11:35 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –  “Otto mesi con lo stipendio da 3.200 euro al mese netti senza lavorare”: secondo quanto scrive il Corriere della Sera sarebbe quello che è successo al chirurgo Domenico Scopelliti, primario al Villa Betania di Roma. La vicenda, scrive il Corriere è iniziata i 30 marzo del 2010, quando il presidente della Regione Renata Polverini, “per arginare il deficit della sanità decreta la chiusura, tra gli altri, del reparto di Chirurgia maxillo facciale di Villa Betania, diretto, appunto, da Scopelliti”.

Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, il 12 marzo di un anno fa, dopo due proroghe, il reparto termina l’attività. “Da allora non sono stato più messo in condizioni di lavorare – ha detto il medico, secondo quanto riporta il Corriere – ma per oltre 8 mesi mi hanno costretto a timbrare il cartellino e rimanere 6 ore e 20 minuti con le braccia conserte. Volevano farmi fare piccoli interventi ambulatoriali, come eseguire una biopsia o togliere un dente del giudizio, ma ho fatto notare questo non ha nulla a che vedere con il mio lavoro: sono interventi che competono a un dentista. Io mi occupo di altro…”.

Il medico ha quindi presentato un ricorso al giudice del lavoro contro la Asl Roma-E e contro la Regione. Scopelliti, “che, scrive il Corriere della Sera, vanta oltre 40 missioni umanitarie nei Paesi in via di sviluppo (come Filippine, Afghanistan, Venezuela, Madagascar, Senegal e Kenya), ha maturato una grande esperienza, oltre che nelle patologie traumatiche e oncologiche sul viso, nelle malformazioni congenite su neonati e bambini, ridando il sorriso a centinaia di ragazzini che, senza il suo aiuto, probabilmente sarebbero rimasti sfigurati per tutta la vita. Professionalità che gli viene riconosciuta anche a livello internazionale: è l’unico italiano invitato a parlare a maggio nel congresso mondiale di malformazioni cranio facciali”.

Ma non vuole prendere lo stipendio senza lavorare, dice. “Così dal 15 giugno al 31 ottobre 2011 alla Asl ho fatto domanda di aspettativa per inattività forzata”.

Il 7 luglio 2011, però, secondo quanto scrive il Corriere sarebbe arrivata alla Asl Roma-E una lettera dalla Regione che annuncia il trasferimento di Scopelliti e della sua équipe nel San Camillo dal 1° settembre. “Pensavo che tutto si stesse sistemando – ha spiegato il primario al Corriere – ma il 31 agosto dalla Regione hanno mandato un’altra lettera che prevedeva il nuovo reparto nel Santo Spirito”. Ma per aprirlo “servono strumenti, personale e uno spazio adeguato. Così la direzione generale della Asl mi commissiona un piano di riorganizzazione. E mi fanno revocare l’aspettativa”.

Ai primi di ottobre, scrive il Corriere, il primario ha consegnato alla Asl e alla Regione il piano. Dopo un mese la Asl sollecita la Regione ricordando che “continua a pagare stipendi a tre dipendenti (Scopelliti e due suoi aiuti) senza farli lavorare”. Ma fino a dicembre, scrive il Corriere, “non si muove nulla”.