Eitan, lo zio paterno accusa la nonna materna: “Ha scelto lei di non vederlo per 40 giorni”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Settembre 2021 - 13:51 OLTRE 6 MESI FA
Eitan zio accusa nonna

Eitan, lo zio paterno accusa la nonna materna: “Ha scelto lei di non vederlo per 40 giorni” (foto ANSA)

E’ stata una “scelta” di Etty quella di non vedere suo nipote Eitan “fino al 29 giugno, 40 giorni dopo il disastro”, quando lo ha incontrato per la prima volta dopo la tragedia del Mottarone del 23 maggio scorso in cui il bimbo ha perso padre, madre, fratello e bisnonni. Lo ha spiegato all’ANSA lo zio paterno Or, marito di Aya, tutrice del piccolo portato in Israele dal nonno materno Shmuel, ora accusato del rapimento.

Eitan, le accuse dello zio alla nonna materna

“Poteva vederlo prima se voleva – ha detto Or in relazione a dichiarazioni rilasciate dalla nonna materna – come ha fatto il nonno materno che veniva in visita tre volte a settimana da noi, ma per sua scelta è rimasta in Israele”. 

In un’intervista, infatti, la nonna materna ha raccontato di aver potuto vedere per la prima volta Eitan solo il 29 giugno scorso, ma secondo gli zii paterni in realtà la donna è rimasta in Israele per sua scelta, mentre il nonno Shmuel, che era in Italia, andava a trovare il piccolo nella loro casa tre volte a settimana e loro hanno sempre concesso le visite, fino all’ultima, quella di sabato 11 settembre, quando il 58enne lo ha preso e portato in Israele con un volo privato da Lugano.

Giovedì primo udienza a Tel Aviv

Aya, intanto, è a Tel Aviv in attesa dell’udienza di domani nella quale i giudici israeliani saranno chiamati a decidere sulla sua istanza di immediato rientro del bambino in Italia sulla base della Convenzione dell’Aja sulle sottrazioni internazionali di minori. La zia paterna ha anche chiesto che il bimbo le venga temporaneamente affidato in Israele prima della decisione definitiva sul ritorno a Pavia. Mentre la zia materna Gali ha chiesto di adottarlo. Intanto, Or è rimasto nella sua abitazione a Travacò Siccomario (Pavia) e attende di capire come andrà l’udienza e quali saranno le decisioni, anche interlocutorie, prima di partire per Tel Aviv.

“Attendiamo con speranza l’udienza e confidiamo nei giudici e che decidano sulla base della Convenzione dell’Aja”, ripetono in queste ore Or e Aya, che ribadiscono che il bimbo “è stato rapito” e portato via dalla “sua casa a Pavia” in violazione delle decisioni sulla nomina della tutrice Aya da parte del giudice di Pavia, che aveva disposto anche il divieto di espatrio e la riconsegna del passaporto israeliano che era nelle mani del nonno. Aya ha potuto parlare anche in videochiamata col piccolo. Gli zii non vogliono commentare alcune dichiarazioni della nonna materna che ha riportato pure presunte frasi del bambino e la sua volontà di “restare in Israele”. Frasi attribuite ad un bimbo che ha solo 6 anni e che ha vissuto e vive traumi terribili.