Fitofarmaci e ciliege “dopate”: concime tossico bandito ritorna in Italia

Pubblicato il 11 Marzo 2013 - 15:15| Aggiornato il 20 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ciliege in inverno e uva all’inizio della primavera che crescono sugli alberi. Questi prodotti non sono il frutto dei cambiamenti climatici, che regalano inverni meno rigidi, ma dell’uso di fitofarmaci. Oltre 1.500 chilogrammi di ciliege “dopate” sono state sequestrate in Puglia, scrive Repubblica. Si tratta di ciliege trattate con concime tossico a base di fitofarmaci importati dalla Cina. Questo concime è tossico per l’uomo e per la pianta, tanto che nel 2008 il Ministero della Salute ne ha vietato l’uso in Italia.

I prodotti che vengono trattati, illegalmente, con i fitofarmaci sono molti: albicocche, pesche, uva e ciliege. I fitofarmaci agiscono sul processo di gemmazione dei frutti, anticipandolo da un minimo di 30 ad un massimo di 90 giorni. Il risultato è frutta di stagione decisamente fuori dalla stagione di produzione, ma che cresce direttamente sull’albero senza l’utilizzo di serre. Mangiare questi prodotti però rappresenta un serio rischio per la salute dell’uomo, poiché si tratta di sostanze a base di idrogeno ciannamide, che può rilasciare nei frutti particelle di cianuro, un pericoloso veleno.

Sebbene si conoscano i rischi i coltivatori continuano a comprare questi farmaci, che arrivano illegalmente dalla Cina passando da paesi come la Spagna e la Grecia. Ogni albero ha bisogno di due litri di fitofarmaci per gemmare in anticipo e il mercato nero di queste sostanze è più che florido. Un flacone di 10 litri costa intorno ai 30 euro a chi lo importa, ma viene rivenduto a 3 volte tale cifra ai coltivatori che lo acquistano.

E per i coltivatori che vanno contro le disposizioni del Ministero della Salute, che lo vietò nel 2008, il rischio è il sequestro dei prodotti e multe salate. I produttori della Puglia di ciliege, colti ad usare i fitofarmaci comprati illegalmente, sono stati denunciati: 1.500 chili di ciliege sono stati sequestrati e gli sono state inflitte multe per 250mila euro.