G8 di Genova. Ricercati Francesco Puglisi e Vincenzo Vecchi dopo le condanne

Pubblicato il 16 Luglio 2012 - 08:43 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Francesco ‘Jimmy’ Puglisi e Vincenzo Vecchi sono irreperibili dalla polizia. I due sono stati condannati rispettivamente a 15 e 13 anni, con uno sconto tra 9 e 12 mesi, per le devastazioni al G8 di Genova nel 2001. La Cassazione ha confermato le condanne, ma gli agenti incaricati di eseguire l’ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale di Genova non sono riusciti a rintracciarli.

Puglisi è un catanese di 38 anni, rappresentante del centro sociale autogestito Guernica-Fabrica, ed è conosciuto col soprannome di ‘Molotov’. E’ stato tra l’altro ripreso, riporta l’Ansa, in alcune immagini mentre partecipa ai cortei sia con le tute bianche in maglietta bianca, sia con i Black Bloc, con indosso una felpa scura. Nel 2000 l’uomo era stato arrestato per detenzione di esplosivi. Nella sua abitazione furono trovati trenta candelotti di dinamite, quattro detonatori e settanta metri di miccia.

Laura Tartarini, il legale di Puglisi, aveva definito quella della Cassazione ”una pronuncia poco coraggiosa, basata su un reato, quello di ‘devastazione’, che risale ai tempi del fascismo e al Codice Rocco”. La Tartarini non ha voluto commentare l’irrintracciabilità del suo assistito. L’altro irreperibile, Vecchi, è un anarchico quarantenne, originario di Calcinate (Bergamo), ma residente a Milano. Nel corso del processo aveva dichiarato di non riconoscere l’autorità del tribunale. Alcune immagini lo hanno mostrato durante l’assalto dei Black Bloc all’agenzia del Credito Italiano del capoluogo ligure. Insieme a Marina Cugnaschi, un’altra delle persone condannate per i fatti del G8 e arrestata, Vecchi era stato arrestato a Milano nel 2006 in seguito a scontri tra militanti dei centri sociali e forze dell’ordine.

Dal punto di vista procedurale, è stato spiegato dall’Ansa, la posizione di Puglisi e Vecchi è questa: gli organi di polizia giudiziaria hanno a disposizione ”alcuni giorni” per eseguire l’ordine di carcerazione, e per eseguirli possono effettuare ricerche sul territorio nazionale. Dopo di che, nel caso non li rintraccino, devono emettere un avviso di ”vane ricerche”. A quel punto i due ricercati vengono formalmente dichiarati ”latitanti” e la procura generale li iscrive in un registro che ne autorizza la ricerca anche fuori dai confini nazionali.

L’ordine di carcerazione della procura è stato invece regolarmente eseguito per due dei cinque condannati definitivi: Alberto Funaro, che dovrà scontare 10 anni, e Marina Cugnaschi, condannata a 12 anni e 3 mesi. Per Ines Morasca, condannata a 6 anni e 6 mesi, è stata invece sospesa la carcerazione in quanto ha una figlia piccola. Gli altri cinque imputati del processo in Cassazione restano invece in libertà, in attesa di affrontare un nuovo giudizio d’appello, ma solo per la ‘riponderazione’ dell’attenuante di ”aver agito in suggestione della folla in tumulto”.