Giallo di Novara, Luca Sainaghi: “Non volevo uccidere Simona”

Pubblicato il 6 Luglio 2010 - 19:41 OLTRE 6 MESI FA

“Non volevo ucciderla”, ha continuato a ripetere davanti al gip di Novara Luca Sainaghi, il carabiniere accusato dell’omicidio di Simona Melchionda. Dopo l’interrogatorio, durato 3 ore, il giudice si è riservato la decisione sulla convalida dell’arresto dell’uomo.

Il cadavere di Simona, venticinquenne di Oleggio, è stato ritrovato nel Ticino dopo diversi giorni dalla scomparsa da casa. Il carabiniere, dopo essere stato fermato, è crollato di fronte alle contestazioni ed ha ammesso l’omicidio della ragazza con la quale aveva avuto una relazione.

Al giudice, che l’ha interrogato nel carcere di Novara, ha ribadito la sua versione e cioé che ha fatto tutto da solo e che non voleva uccidere la ragazza. Simona è stata però freddata con un colpo della pistola d’ordinanza: per Sainaghi l’accusa è di omicidio volontario.

Ci sono ancora diversi aspetti sui quali gli inquirenti vogliono fare chiarezza, a cominciare dalle prime ammissioni del militare che aveva detto di aver agito perché non sopportava più la gelosia della ex, mentre la ragazza più volte aveva manifestato anche ai genitori la volontà di non vederlo più, probabilmente dopo aver scoperto che aveva un altro legame sentimentale.

Ed è stata proprio quest’ultima, Ilaria Mortarini, ad “aiutare” involontariamente gli investigatori nelle indagini: la compagna di Sainaghi, accecata dalla gelosia, si è recata alla redazione della Stampa per mettere in chiaro che Simona non era la sua ex, ma solo un’amante: “Luca ha sentito Simona l’ultima volta il 6 giugno, poi non ne ha saputo più niente”. Questa versione, diversa da quella fornita dal ragazzo, ha messo gli investigatori sulla strada giusta.