Jessica Faoro, ultimo sms a Alessandro Garlaschi: “Lasciami il letto, devo dormire”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Febbraio 2018 - 08:35 OLTRE 6 MESI FA
Jessica Valentina Faoro, ultimo sms a Alessandro Garlaschi prima di morire: "Lasciami il letto, devo dormire"

Jessica Faoro, ultimo sms a Alessandro Garlaschi: “Lasciami il letto, devo dormire” (foto Ansa)

MILANO – “Lasciami la stanza, devo dormire”: sarebbe questo il contenuto dell’ultimo sms inviato da Jessica Valentina Faoro a Alessandro Garlaschi, l’uomo che in un primo momento ha ammesso di averla uccisa e poi ha preferito tacere all’interrogatorio. Secondo quanto scrive il Giorno, l’uomo sarebbe rimasto sdraiato sul divano che le aveva subaffittato e lei a un certo punto avrebbe reclamato quello che (avendo pagato) le spettava.

Il racconto di Andrea Gianni e Nicola Palma sul Giorno:

È notte fonda del 7 febbraio. Le immagini delle telecamere hanno ripreso e certificato quanto successo in precedenza: Garlaschi che esce di casa in serata con la moglie per portarla a casa della suocera; Jessica che rientra a casa, seguita poco dopo da Garlaschi. A quel punto, i due sono da soli nell’appartamento. Stando a quanto fanno pensare le conversazioni su Whatsapp, a un certo punto, iniziano a dialogare via telefono. Il 39enne tranviere è steso sul divano-letto che aveva subaffittato alla ragazza per guardare un dvd. La 19enne è probabilmente in cucina a chattare con gli amici. Garlaschi inizia a tempestarla di sms. Lei, dopo le 3, sbotta: «Lasciami la stanza, devo dormire», più o meno il contenuto dell’ultimo messaggio.

Intanto è rimasto ancora una volta in silenzio, come aveva già fatto davanti al pm, Alessandro Garlaschi, il tranviere di 39 anni fermato due giorni fa per aver ucciso a coltellate nella sua casa di via Brioschi, a Milano, la 19enne Jessica Valentina Faoro e per aver cercato (secondo l’accusa) anche di bruciarne il corpo. Ha scelto, infatti, di avvalersi della facoltà di non rispondere anche di fronte al gip Anna Calabi nell’interrogatorio di garanzia che si è tenuto a San Vittore. Scontata, dunque, date anche le prove raccolte a suo carico, la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere.

L’uomo, difeso dal legale Angelo Mongelli, si è chiuso di fatto in un impassibile mutismo, dopo che due giorni fa, invece, prima del fermo, agli investigatori entrati per un sopralluogo nella sua abitazione aveva cercato di dare delle giustificazioni, dopo aver ammesso l’omicidio. “Ho rigirato il coltello che lei aveva in mano e l’ho colpita allo stomaco”, erano state le sue prime parole. E ancora: “Abbiamo avuto una banale discussione sulla scelta di un film, lei mi ha ferito con il coltello, l’ho disarmata e poi l’ho colpita”.

Aveva negato anche di avere tentato un approccio sessuale nei confronti di quella ragazza dalla vita difficile, ospite nel suo appartamento in cui l’uomo viveva con la moglie. Una prima versione ‘informale’ la sua, ritenuta però poco credibile dagli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal pm Cristiana Roveda, e poi la scelta di non rispondere più alle domande. La moglie di Garlaschi, intanto, sentita a lungo, è risultata estranea all’omicidio. Poche ore prima dell’aggressione, avvenuta nella notte tra martedì e mercoledì, era andata a dormire dalla madre, lasciando forse volontariamente e in modo remissivo il marito solo con la ragazza.

Verso le 6 il tranviere aveva chiamato per comunicare che non sarebbe andato al lavoro perché ammalato ed era andato dalla suocera per riportare a casa la moglie. Nel frattempo, avrebbe anche cercato in vari modi di sbarazzarsi del cadavere, ma non ci sarebbe riuscito. Con la moglie ha chiamato l’avvocato, un collega sindacalista, il 118 e infine ha atteso l’arrivo della polizia.

Intanto, si è saputo che la 19enne, ospitata nell’appartamento dopo aver risposto a un annuncio su Facebook in cui il tranviere offriva un posto letto in cambio di un aiuto per le iniezioni di insulina, lo scorso primo febbraio aveva chiamato i carabinieri ai quali aveva parlato di un ‘atteggiamento negativo’ del tranviere, senza però denunciarlo. La giovane aveva la febbre quella sera e aveva atteso l’arrivo dei militari in strada, aveva spiegato loro che l’uomo, che teneva in casa anche dei ‘sex toys’, dava l’impressione di cercare un approccio sessuale con lei e che lei se ne voleva andare.

I carabinieri l’avevano accompagnata fin dentro l’appartamento (lei aveva le chiavi) dove doveva recuperare due trolley e il suo cane, ma poi lei stessa si era messa d’accordo con Garlaschi (prima dormiva e poi si era svegliato) per lasciare le valige e l’animale nell’abitazione, perché voleva andare in bicicletta in ospedale per curare il suo stato influenzale. Nessuna denuncia di molestie, dunque, e poi la ragazza era rientrata in quella casa dove qualche giorno dopo è stata ammazzata.