Vede una donna col niqab, la fotografa e chiama la Digos. Consigliere leghista di Udine: “Genera timori e sospetti”

Pubblicato il 25 Maggio 2010 - 11:15 OLTRE 6 MESI FA

«Con i tempi che corrono non si può mai sapere cosa possono nascondere sotto l’abito nero e in più la donna si stava dirigendo verso il duomo che è un obiettivo sensibile». Luca Dordolo, capogruppo del Carroccio in consiglio comunale a Udine, giustifica così il suo operato. Dordolo ha notato una donna vestita con il “niqab”, il vestito islamico che copre il corpo e lascia una fessura solo sugli occhi, l’ha fotografata e ha chiamato la Digos per farla identificare. Per poi scoprire che la donna era la moglie di un ingegnere ospite dell’industria siderurgica ‘Danieli’ di Buttrio.

«A un certo punto ho visto un bambino attraversare la strada di corsa spaventato, mi sono girato e ho visto la donna con il burqa». Dordolo si stava recando in consiglio comunale ma, prontissimo, ha fermato la sua auto per immortalare con il suo cellulare la scena. La donna passeggiava in centro con il marito e un bambino nel passeggino. «Non si va in giro vestiti così» ha ammonito il leghista rivolgendosi direttamente all’uomo. Ma non ha ricevuto alcuna risposta, allora ha chiamato il 113.

In pochi minuti la polizia è arrivata sul posto e ha identificato la coppia. «Lui è un ingegnere che lavora alla Danieli e lei è sua moglie» ha riferito Dordolo, precisando che l’uomo sarebbe impegnato in uno stage nell’azienda di Buttrio.

Equivoco risolto. Ma Dordolo non è soddisfatto. «Chiedo agli islamici di non utilizzare il burqa negli ambienti pubblici dove le persone devono essere riconoscibili se non altro per non spaventare i bambini» si è appellato al margine del consiglio comunale. Le donna che indossano questo tipo di abiti, ha concluso, «non sono belle da vedere e generano timori e sospetti».

Quello di Dordolo “non è un esempio da imitare” ha dichiarato al Gazzettino il sindaco di Udine, Furio Honsell. Il vestito islamico, ha affermato, “un problema limitatissimo, per non dire quasi inesistente”.