Mappe e reti impunite dello spaccio di virus: quei locali come pusher

di Lucio Fero
Pubblicato il 15 Febbraio 2022 - 10:29 OLTRE 6 MESI FA
Mappe e reti impunite dello spaccio di virus: quei locali come pusher

Mappe e reti impunite dello spaccio di virus: quei locali come pusher FOTO ARCHIVIO ANSA

Croce o freccia verde ad indicare dove si può, simboletto rosso ad indicare dove invece no. Su Internet o Telegram le mappe-guida del dove si trova, te lo danno, paghi e non fanno problemi. Che esistano queste mappe e reti…nessuno o veramente pochi se ne fanno un reale problema.

Fosse droga, prostituzione o ricettazione…

Immaginate siano facilmente disponibili mappe dei luoghi che fanno rete di spaccio di cocaina, con l’indirizzo e l’icona che segnala aperto o chiuso e a che ora e magari anche le specialità della casa. Che Forze dell’Ordine riescano o no a chiudere e far scattare manette, comunque queste mappe della rete di spaccio di droga incorrerebbero nella disapprovazione, sanzione sociale della normale, brava gente comune. La gente direbbe, penserebbe, giudicherebbe che no, non si fa. Immaginate siano facilmente disponibili e consultabili mappe dei luoghi dove si fa ricettazione, si porta lì la roba rubata.

La brava, normale e comune gente direbbe che è intollerabile e offensivo che i ladri si aiutino in network e sotto gli occhi, sfacciatamente sotto gli occhi dei cittadini che hanno derubato o che potrebbero derubare domani. Immaginate siano facilmente disponibili e consultabili mappa dei luoghi che fanno rete della prostituzione. La normale, brava gente comune magari guarderebbe quegli indirizzi ma si guarderebbe bene dal farsi guardare mentre a quegli indirizzi va. Anche, perfino la mappa della rete della prostituzione rientrerebbe nella sfera del si fa ma non si dice. Fosse droga, prostituzione o ricettazione…e invece è spaccio di virus. Ed incredibilmente il creare, rendere disponibile e pubblicizzare la rete dei luoghi dello spaccio di virus è azione, è pratica che riscuote blandissima se non nulla sanzione sociale. La brava, normale gente comune tutto sommato tollera.

La Grande Spugna dello stiamo lavorando

Locali, ristoranti, bar e i loro gestori: di alcuni di loro è fatta la rete dove si mangia e si beve e si consuma e si entra e si sta senza essere né vaccinati né guariti, insomma dove il possibile scambio di virus tra presenti è il massimo possibile radunando non vaccinati né guariti. Locali dove l’unico limite, l’unica condizione per entrare è che si paghi e dove quella del soldo è l’unica legge e regola che guida pensieri e azioni del gestore. Non solo si viola la legge, si fa esplicito danno alla salute pubblica e lo si pubblicizza. Non senza una punta di orgoglio. Atteggiandosi a ribelli, ribelli della libertà. Quando si è briganti, briganti della borsa e della salute. Ma c’è una Grande Spugna collettiva che sbianca la natura criminale di queste reti e mappe dello spaccio di virus ed è lo “stiamo lavorando”. Come se lo star lavorando “altrimenti la nostra attività in ginocchio”, fosse assoluzione totale, esimente piena, licenza incontrovertibile. E se lo “stiamo lavorando” lo invocassero ed esibissero quelli che spacciano droga, sesso e roba rubata?