Massimo Bossetti, criminologo difesa: “Yara non fu uccisa nel campo di Chignolo”

di redazione Blitz
Pubblicato il 29 Ottobre 2014 - 20:23 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Bossetti, criminologo difesa: "Yara non fu uccisa nel campo di Chignolo"

A sinistra Massimo Giuseppe Bossetti. A destra il campo di Chignolo d’Isa, nel riquadro Yara Gambirasio

BERGAMO – Yara Gambirasio “non fu uccisa in quel campo di Chignolo d’Isola” dove fu ritrovata il 26 febbraio del 2011. A sostenerlo è il criminologo e consulente della difesa Ezio Denti, secondo il quale “a infierire sul corpo” della ginnasta “è stata più di una persona”. Circostanza che invece era stata esclusa dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo che aveva eseguito l’autopsia sul corpo della ragazzina.

Per Denti sono,

“molti e forti gli elementi di cui ancora non si è avuto riscontro. Oltre al Dna, non ci sono evidenze tali da avvalorare la responsabilità di Bossetti, mentre sussistono numerosi elementi non ancora presi in seria considerazione”.

Se è vero che il killer non la uccise a Chignolo, si domanda il criminologo,

“come avrebbe potuto da solo rapirla, spogliarla, aggredirla, rivestirla, occultarne il corpo per poi andarlo a riprendere, trasportarlo e abbandonarlo in un luogo così accessibile e aperto? Non ci sarebbe nemmeno la corrispondenza temporale”.

E ancora, sempre secondo il ragionamento di Denti, se è vero che la presenza del Dna, dimostrerebbe che Bossetti ebbe un contatto con Yara,

“è altrettanto probabile che qualcun altro sia coinvolto nell’omicidio e ancora resti nell’ombra, coperto dalla schiacciante evidenza di quella traccia genetica che resiste da mesi al centro della scena giudiziaria e mediatica”.

A sostegno della sua tesi il consulente si rifà alla testimonianza del pilota di elicotteri Iro Rovatti, che sorvolò il campo di Chignolo varie volte nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa di Yara, senza mai scovare il corpo.

“Nonostante si sia recentemente ricostruita la scena — dice Denti — dimostrando che la presenza di un corpo in quel luogo non sarebbe potuta passare inosservata, la sua attenzione non fu mai catturata da nulla che facesse pensare ad una persona, tra l’altro vestita di nero e pertanto ancor più individuabile anche in presenza di neve”.