Massimo Bossetti: “In cantiere c’erano due persone che…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Settembre 2015 - 12:42 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Giuseppe Bossetti (foto Ansa)

Massimo Giuseppe Bossetti (foto Ansa)

ROMA – Si proclama innocente, urla la sua rabbia e parla di due persone taciturne del cantiere. Persone “sospette”. Così, in una lettera indirizzata al suo consulente Ezio Denti, scrive dal carcere Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello sotto processo per il delitto di Yara Gambirasio. La lettera è stata resa nota dalla trasmissione Quarto Grado.

“La sera stessa del mio arresto, in cui fui portato in caserma perché continuavano a costringermi di farmi confessare qualcosa di così altamente vergognoso nei miei confronti e mai commesso da me? Perché obbligarmi ad ammettere il falso?”.

“Mi sento di comunicarle che sono terribilmente mortificato, mortificato da questa assurda ingiustizia. Se fossi stato veramente io a commettere quell’orrendo delitto, in me non ci sarebbe più stata pace, il rimorso mi avrebbe subito dilaniato. Mia moglie mi conosce perfettamente, appena succedeva qualcosa di banale in cantiere, anche se non volevo dirglielo, lei me lo leggeva negli occhi ed ero costretto a dirglielo. Io non riesco a tenermi dentro niente, mi creda, glielo chieda a mia moglie, non voglio mentirle”.

“Yara non l’ho mai conosciuta, non sapevo chi fosse, nei miei mezzi nessuno dei Gambirasio ci è salito, perché non c’era motivo di farlo e poi per quale motivo dovevo invaghirmi di lei, una ragazzina con l’età di mia figlia?”.

«Fulvio (il padre di Yara, ndr) parlò al plurale dicendo: “Aprite quei cancelli e lasciate andare mia figlia”. A cosa e a chi si rivolgeva? E se avesse fatto un torto ai suoi posatori di guaine, che la maggior parte sono peruviani e boliviani, per un mancato pagamento di un lavoro eseguito male? Oppure per essere stati licenziati e loro gliel’hanno fatta pagare in quel modo?”, ipotizza Massimo Bossetti.

L’uomo prosegue sollevando alcuni interrogativi. Bossetti si domanda perché non sia stata approfondita la pista legata al cantiere di Mapello, a cui erano arrivati i cani molecolari, e perché alcune persone abbiano mentito riferendosi a un suo collega di lavoro e a un suo parente: “Sono sempre stati taciturni riguardo al caso, in cantiere. Soprattutto XX non diceva mai niente, anche quando faceva capire a XX che ogni venerdì usciva a mangiare con i suoi amici. Non è mai stato vero, mi creda… So abbastanza cose su XX e non ho mai detto niente (…). Non so se c’entra qualcosa in tutto questo, ma lui con me è sempre stato molto strano e riservato”.

“Sono stanco di vivere in questa ingiusta maniera lontano dai miei amori. Non è vita questa qua, ho paura di non riuscire più a sopportare tutta questa lontananza dai miei figli. Mi aiuti a capire. Per favore ridatemi la mia libertà. (…) Con stima e affetto. Massy”.