Mestre, italiano in trappola a Bonn: “Non è operabile, non può rimpatriare”

Pubblicato il 18 Giugno 2010 - 12:56 OLTRE 6 MESI FA

Andrea Atzori ha 32 anni, è di Mestre ma è intrappolato a Bonn, in Germania. Ha un tumore benigno all’ipofisi, è in coma, non è operabile e il suo tutore non lo lascia tornare in Italia. I genitori hanno scoperto dopo due mesi cosa era successo al figlio, che potrebbe arrivare in Italia solo in ambulanza, non in aereo.

Quando il ragazzo si è sentito male non c’era nessun parente per cui è stato trovato un tutore in ospedale che si occupasse di lui, visto che è in coma. Il tumore che lo ha colpito non è trattabile secondo i medici tedeschi, ma i genitori vorrebbero provare a salvarlo o comunque a riportarlo in Italia.

«Stiamo vivendo un incubo. Chiediamo che nostro figlio Andrea venga trasportato subito in Italia. Il primario, Miran Skrap, del reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Udine, si è dichiarato disponibile ad operarlo. Abbiamo chiesto aiuto al Consolato italiano a Colonia e al Ministero degli Affari Esteri ma le due istituzioni stanno rispondendo evasivamente. Dopo due mesi abbiamo avuto le prime notizie», raccontano i genitori, Sonia Marchi e Patrizio Atzori  al quotidiano “la Nuova Venezia”.

A trovare Andrea steso per terra è stata la polizia di Bonn. «Per la prima volta sono andata a trovarlo con mio figlio Stefano di 25 anni. Era maggio. Abbiamo preso l’aereo a Tessera con direzione Colonia. Poi, su indicazione del Consolato d’Italia, un taxi ci ha portati nella casa di cura Mez – Haus am Stadtwald alla periferia di Bonn. Una trentina di chilometri. La signora Grazia Bruno Rivas del Patronato italiano ci ha fatto da traduttrice con estrema cortesia», racconta la mamma.

«Mi sono trovata davanti ad Andrea. Era in coma. Indossava jeans e maglietta. Quella notte abbiamo dormito in clinica. Abbiamo pianto, eravamo distrutti e disperati. Stefano era sconvolto nel vedere il fratello in quello stato. Poi ci sono tornata altre due volte con mio marito. Nel frattempo al Consolato ho chiesto la documentazione clinica da mostrare agli specialisti italiani».

La donna ha incontrato il tutore «Una sola volta. E’ durato 10 minuti e si è effettuato in clinica – aggiunge Sonia – Gli ho chiesto: cosa è successo in quei due mesi? Perché nessuno ci ha avvertiti? Mi ha sempre risposto: «Nicht. Non so nulla. Non guardate al passato ma al futuro di Andrea». I medico della clinica Golo Tessmann, racconta ancora mamma Sonia «Ci ha spiegato che il tumore di Andrea è talmente esteso che è inoperabile, che cresce di giorno in giorno, che Andrea potrebbe morire da un momento all’altro. Anche lui ignorava il perché della mancanza di informazioni nei nostri confronti».

«Ci hanno detto che dobbiamo accollarci le spese di trasporto. E comunque ogni decisione è sottoposta al parere del tutore».