Milano, scontri sul debito da un miliardo del San Raffaele

Pubblicato il 29 Giugno 2011 - 18:05 OLTRE 6 MESI FA

Don Luigi Verzé (Foto LaPresse)

ROMA – Crescono le tensioni intorno all’ospedale San Raffaele di Milano. Il motivo è il debito da un miliardo che dovrà essere ripianato con misure d’urto. L’ipotesi più credibile, scrive il Corriere della Sera, è il concordato con i creditori.

Il consiglio di amministrazione della Fondazione Monte Tabor, al vertice del gruppo fondato da don Luigi Verzé nel 1971, dovrà spiegare come uscire dalla crisi. Dovrà anche approvare il bilancio 2010.

La società di revisione del bilancio ha deciso di non pronunciarsi sulla certificazione dei conti. E, scrive il Corriere della Sera, si fanno più insistenti le voci di una spaccatura all’interno della Fondazione sulle procedure con cui portare l’ospedale ad un accordo con i creditori.

In ogni caso il cda del 30 giugno dovrebbe decidere come risolvere l’insolvenza dell’ospedale. I decreti ingiuntivi avrebbero raggiunto la cifra di 40 milioni e rischiano di diventare esecutivi nella prima settimana di luglio. A mettere i soldi potrebbero essere le cordate dell’imprenditore della sanità Giuseppe Rotelli insieme ad Ennio Doris di Banca Mediolanum, Emilio Riva e i fratelli Moratti.

Il cda comunque dovrà anche chiarire chi sarà il supermanager che dovrà portare il San Raffaele fuori dalle acque della crisi.  Uno dei nomi che circolano, scrive il Corriere della Sera, è quello di Renato Botti, 54 anni, già ai vertici dell’assessorato alla Sanità della Regione Lombardia tra il 1997 e il 2002 e direttore generale del San Raffaele fino al gennaio di quest’anno. Il suo ritorno sarebbe gradito alle banche, ma non a Verzé, con cui Botti si era scontrato proprio per le differenti concezioni degli investimenti diversificati.