Addio a Giorgio Bocca. L’antitaliano che ha raccontato l’Italia

Pubblicato il 25 Dicembre 2011 - 17:49| Aggiornato il 26 Dicembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

(Foto Lapresse)

ROMA – E’ morto il pomeriggio del 25 dicembre nella sua casa di Milano, dopo una breve malattia, Giorgio Bocca. Lo rende noto la casa editrice Feltrinelli. Il grande giornalista e scrittore era nato a Cuneo il 28 agosto del 1920.

“Una vita per la scrittura” titola il quotidiano la Repubblica, di cui è stato fondatore insieme a Eugenio Scalfari. “Partigiano e scrittore, una vita per raccontare l’Italia che cambia”.

Tra i grandi protagonisti del giornalismo italiano, Giorgio Bocca, scomparso all’età di 91 anni, ha raccontato nei suoi articoli e nei suoi libri l’ultimo mezzo secolo di vita italiana con rigore analitico e passione civile, improntando sempre il suo stile alla sintesi e alla chiarezza.

Nato a Cuneo il 28 agosto del 1920, Bocca iniziò a scrivere già a metà degli anni ’30, su periodici locali e poi sul settimanale cuneese La Provincia Granda. Durante la guerra si arruolò come allievo ufficiale alpino e dopo l’armistizio fu tra i fondatori delle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà. Riprese allora l’attività giornalistica, scrivendo per il giornale di GL, poi lavorando per la Gazzetta del Popolo, per l’Europeo e per Il Giorno e segnalandosi per le grandi inchieste. Nel 1976 fu tra i fondatori del quotidiano la Repubblica, con cui ha sempre continuato a collaborare.

”Tutti quelli che fanno il giornalismo lo fanno sperando di dire la verità: anche se è difficile, li esorto e li incoraggio a continuare su questa strada”. Un testamento ideale quello che Giorgio Bocca,  affidò alle nuove generazioni nell’aprile 2008, ricevendo nella stessa casa di Milano dove oggi si è spento dopo una breve malattia, il premio Ilaria Alpi alla carriera.

Un testamento anche il titolo del libro che uscirà l’11 gennaio per Feltrinelli, ”Grazie no. 7 idee che non dobbiamo più accettare”. Insomma Bocca rimane l’Antitaliano, come si chiamava la sua celebre rubrica sull’Espresso, fino all’ultimo giorno.

La ricerca della verità, accompagnata dal rigore analitico, dalla passione civile, da uno stile fatto di sintesi e chiarezza e fortemente segnata dal suo carattere, un mix di disciplina sabauda, curiosità severa e vis polemica: questi i valori che hanno ispirato la carriera più che cinquantennale di Bocca. Valori che il giornalista e scrittore, medaglia d’argento al valor militare, aveva vissuto fino in fondo soprattutto nei primi anni di attività, quelli della guerra e della militanza partigiana: ”I giornalisti della mia generazione – sottolineò in una delle sue ultime apparizioni in tv, ospite a Le invasioni barbariche su La7 nel novembre 2008 – erano mossi da un motivo etico: ci eravamo messi tragedie alle spalle, perciò il nostro era un giornalismo abbastanza serio. Oggi la verità non interessa più a nessuno” e ”l’editoria è sempre più al servizio della pubblicità”.

Al suo attivo anche numerosi libri, che spaziano dall’attualità politica e dall’analisi socioeconomica all’approfondimento storico e storiografico, dalla questione meridionale alle interviste ai protagonisti del terrorismo, senza mai dimenticare la sua esperienza partigiana, in nome della quale aveva anche polemizzato di recente con alcuni tentativi di revisione critica della Resistenza e in particolare con Giampaolo Pansa.

Tra i titoli più noti di Bocca, Storia dell’Italia partigiana (1966); Storia dell’Italia nella guerra fascista (1969); Palmiro Togliatti (1973); La Repubblica di Mussolini (1977); Il terrorismo italiano 1970-78 (1978); Storia della Repubblica italiana – Dalla caduta del fascismo a oggi (1982); l’autobiografia Il provinciale. Settant’anni di vita italiana (1992); L’inferno. Profondo sud, male oscuro (1993); Metropolis (1994); Italiani strana gente (1997); Il secolo sbagliato (1999); Pandemonio (2000); Il dio denaro (2001); Piccolo Cesare (2002, dedicato al fenomeno Berlusconi, libro che segno’ il passaggio di Bocca da Mondadori, suo editore da oltre dieci anni, a Feltrinelli); Napoli siamo noi (2006); Le mie montagne (2006); E’ la stampa, bellezza (2008). Annus Horribilis, Milano, Feltrinelli (2010). Fratelli Coltelli (1948-2010 L’Italia che ho Conosciuto), Milano, Feltrinelli (2010).

Nella vita di Bocca c’è stato spazio anche per una breve esperienza televisiva su Canale 5, alla fine degli anni ’80, con la rubrica I protagonisti. ”Quando andai a lavorare a Canale 5 – raccontò in un’intervista – Scalfari disse ‘Giorgio si è innamorato di Berlusconi’. E in effetti mi piaceva la sua capacità di fare la tv sul piano tecnico e organizzativo. Ma quando si mise a far politica, cambiai idea”.

Con l’abituale lucidità, così sintetizzava la sua biografia politica: ”Sono uscito dal fascismo, sono entrato nella Resistenza a capo di una divisione partigiana di Giustizia e libertà e poi, pur essendo stato vicino al Psi non mi sono piu’ iscritto ad alcun partito: non ho più voluto avere uno che decidesse sulla mia testa”.

Alle elezioni del 2008 non aveva neanche votato: ”Mi ha stufato la politica com’è in Italia”.