No vax, il capitano Ultimo difende il diritto di carabinieri e polizia: Morir tacendo in guerra, non di covid

di Antonello Piroso *
Pubblicato il 14 Novembre 2021 - 12:27 OLTRE 6 MESI FA
No vax, il capitano Ultimo difende il diritto di carabinieri e polizia: Morir tacendo in guerra, non di covid

No vax, il capitano Ultimo difende il diritto di carabinieri e polizia: Morir tacendo in guerra, non di covid

No vax e diritto di parola delle Forze dell’Ordine. Parla il capitano Ultimo, quello che catturò Totò Riina

“Mala tempora currunt, amico mio. C’è troppo autoritarismo in giro. Lo dico non dimenticando mai di essere stato, e di sentirmi ancora, un fedele servitore dello Stato. Un uomo delle istituzioni come carabiniere per più di quattro decenni. E anche dopo, nella mia esperienza di assessore all’ambiente in Calabria, ora conclusasi”.

Sergio De Caprio, da sempre e per sempre il Capitano Ultimo, l’uomo che nel 1992 ha catturato il Capo dei Capi della mafia, Totò Riina, è a Roma. Nella sede dell’Associazione dei volontari che si richiamano al suo nome.

Ogni giorno alle 13 vi si servono un pasto a chi non se ne può permettere uno. In uno spazio che comprende una casa Famiglia.

Dove sono accolti minori segnalati dai Servizi sociali o figli di persone in carcere. Con accanto una Chiesa dei poveri dove ogni domenica si celebra la Messa “in un cammino cristiano fatto di semplicità nell’uguaglianza e nella fratellanza”. 

“Corrono tempi bui”, la frase attribuita a Cicerone, però continua con sed peiora parantur, ma se ne preparano di peggiori. Questo pessimismo le deriva dalla sua recente esperienza in terra calabra?
Tutt’altro, anzi. La Calabria è e resta nel mio cuore, con la sua splendida gente. I 404 sindaci con cui abbiamo lavorato con entusiasmo. Rispettando quanto avevo annunciato al momento della nomina, voluta dal presidente Jole Santelli. Tutelare l’autodeterminazione delle comunità calabresi senza l’interferenza delle mafie di ogni tipo.

C’è chi sostiene che la sua sia stata una presenza quasi impalpabile, senza un’evidente discontinuità.

Non è che se non si lavora sotto la luce dei riflettori non si stia facendo nulla. Tra i miei difetti non c’è certo quello dell’esibizionismo mediatico. Ho capito l’abbandono della Calabria, toccando con mano la distanza siderale che c’è tra Roma e la periferia dell’impero. Insieme alla Giunta e ai sindaci, abbiamo individuato criticità e proposto al Governo un’agenda di priorità.

Tipo?

Il rilancio di una multiutility, la Sorical, togliendola dalla liquidazione, per gestire, con nuovi piani di intervento, rifiuti, acqua, energia rinnovabili.

Abbiamo avviato le procedure per creare un’agenzia del turismo naturalistico e speleoarcheologico.

La trasformazione di tutti i comuni in comunità energetiche rinnovabili. Visto che l’Italia deve installare 70 gigawatt di rinnovabili entro 2030, il necessario per rispettare gli impegni europei di decarbonizzazione. Noi abbiamo chiesto 10 megawatt a comune, 4 giga, con milioni di euro risparmiati e da investire nel territorio per ridare ad esso dignità e sviluppo.  Se non è discontinuità questa…Semmai il tema dovrebbe essere un altro, quello dell’autoritarismo.

Si spieghi.

Ho potuto verificare che lo Stato centrale non cerca la collaborazione con gli enti e le persone del posto. Piuttosto pare averne una visione, come dire, feudale, in cui si danno ordini e diktat da eseguire. Procedendo con commissariamenti a raffica che mortificano le tante persone capaci e perbene che pure non mancano. A cominciare da quella per la sanità (con lo spettacolo indecoroso dell’autunno 2020, candidati che saltavano come tappi).  

Che ci faceva in prima fila al comizio di Giorgia Meloni a Catanzaro durante la recente campagna elettorale?

Una semplice testimonianza di amicizia e stima, in un rapporto che risale a tanti anni fa. Per essere chiari: non nasce ora che i sondaggi le sono ampiamente favorevoli. È l’unica donna che fa politica in prima fila.

Per questo, a prescindere da come la si pensi, bisognerebbe riconoscerle il merito di aver infranto il soffitto di cristallo. E di essere una protagonista in un mondo maschile. Strano che almeno tale merito non le venga riconosciuto. Evidentemente pesa nei suoi confronti il pregiudizio verso le sue radici di destra. Ammiro lei, come ammiravo per gli stessi motivi Jole Santelli, che per me è sempre presente.

Starà mica pensando a un’entrata in politica…

Chi, io? Intanto dovrebbero propormelo, ma mi chiedo perchè dovrebbe offrirla proprio a me, una candidatura. Entrare in Parlamento non rientra tra le mie massime aspirazioni, ho tanto da fare con la mia Onlus. E poi, guardi, in 42 anni di servizio nell’Arma, non ho mai preteso nulla. E ora? Come allora posso dare quello che mi viene chiesto, ma di certo non sono uno che chiede che qualcosa gli venga dato.

Sarà tale simpatia per i no vax e per donne di centrodestra ad averle attirato gli strali di Ilda Boccassini? Sa cosa sostiene nel suo libro?

Francamente non l’ho letto, nemmeno ce l’ho. 

Scrive che non ha mai conosciuto nella sua lunga carriera una persona che sentisse così profondamente l’essere carabiniere come lei. Che era bravissimo, “acuto conoscitore del fenomeno mafioso, un fan sfegatato di Falcone, tanto da ottenere di essere nuovamente trasferito in Sicilia quando Giovanni fu ucciso”. 

Be’, gentile…

Aspetti, adesso arriva la stoccata: “Non lo vedo da molto, preferisco ricordarlo com’era ai tempi della nostra collaborazione”.

“Da anni non condivido le sue prese di posizione, i contenuti delle sue interviste. Per non parlare – anche se si è dimesso dall’Arma – della sua decisione di entrare nella Giunta regionale calabrese”.

Sono sue opinioni, ne prendo atto rispettandole, ma, senza offesa, non è un mio problema.

Non le creano problemi neanche le prese di posizione no vax su twitter, dove lei si firma “carabiniere straccione”.

Nell’account campeggia una frase: “La lotta è del popolo e deve rimanere al popolo”? Non la tocca sempre piano…

E qui veniamo all’altra faccia dell’autoritarismo anti no vax con cui ci stiamo abituando a convivere. Sarà possibile per gli uomini e le donne che indossano una divisa avere opinioni come cittadini. Oppure il principio di uguaglianza e quello di libertà di espressione, articoli 3 e 21 della nostra Costituzione, anche riguardo ai no vax, valgono per tutti tranne che per loro?

Veramente il motto degli appartenenti alla Benemerita sarebbe “usi ad obbedir tacendo”…

Sì, e “tacendo morir”, ma in battaglia, non nella vita di tutti i giorni in cui, quando non hanno la divisa addosso, non possono essere considerati italiani di serie B. Si è leali nei confronti dello Stato, ci si adegua e si fanno rispettare le disposizioni. Ma non si può abrogare per loro il diritto di critica, non si può criminalizzare il dissenso sul tema no vax.

Le piazze sono occupate da no vax e da nogreenpass, categorie che vengono considerate interscambiabili.

Sì, ma non si può dire. Li si vuole considerare un’unica entità. Quindi, da un lato si vuole sciogliere Forza Nuova per l’assalto no vax alla Cgil (e a me va benissimo, la violenza è l’antitesi della democrazia). Dall’altro si esercita una forma sottile e subdola di coercizione verso chi magari trova singolari le affermazioni del ministro dell’interno sugli scontri e sui no vax. E il ruolo di agenti preposti alla verifica della forza ondulatoria di una jeep.

“Ci sono ministri che parlano di no vax e di forza ondulatoria come delle scie chimiche”.

“Con gerarchi e kapò che distribuiscono punizioni, sospensioni e processi nei confronti di militari, carabinieri e poliziotti. Perchè civilmente esprimono le proprie opinioni sui no vax”. Parole sue. Pesanti.

Mi dispiace che chi ha scritto quel passaggio del discorso al ministro Lamorgese sui no vax non si sia reso conto di esporla a inevitabili sarcasmi, non solo in Parlamento. Però ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.

Qui si accusa di oscurantismo il regime dei talebani, ma davanti a certe iniziative anti no vax mi chiedo chi voglia davvero tornare al Medioevo. Lei sa che è stata emanata una circolare-bavaglio in cui ai carabinieri si inibisce, con ferrei paletti, l’uso dei social anche per quanto riguarda foto o messaggi di natura affettiva, amicale, familiare?

No vax a parte, ci sono carabinieri “giacche blu”, come li chiama lei, i burocrati e i carrieristi che non le sono mai piaciuti, e che hanno sempre vissuto lei come un’anomalia.

E poi ci sono i carabinieri per cui ha appena gioito: gli assolti in Appello, in testa il generale Mario Mori, nell’infinita e dolorosa telenovela della cosiddetta trattativa Stato-mafia.

Un processo dietro l’altro, in cui si è fatto passare un messaggio devastante. Si è sminuito, quasi oscurato, la strategia stragista di Cosa Nostra. Per trasferire il disegno di tradire lo Stato in capo ai carabinieri, di cui conosco la probità. A cominciare dal generale Mori che ha sempre condotto una sobria esistenza in mezzo e in difesa dei suoi uomini. 

Lei stesso è finito sul banco degli imputati (e assolto) dopo aver arrestato Riina, per favoreggiamento di Cosa nostra…

Sì, avevo interrotto l’inutile sorveglianza a un cancello. Le confesserò un particolare inedito. Dopo la cattura di Riina noi, il generale Mori e il sottoscritto, volevamo seguire i fratelli Sansone, che erano i sorveglianti del “covo” di Riina. Perchè eravamo convinti che tramite loro avremmo tagliato tutta la testa della Piovra.

I magistrati, inizialmente d’accordo, improvvisamente ci dissero di lasciar stare, i Sansone erano irrilevanti ai fini delle indagini. Così ininfluenti che nel 2013, quando ero al Noe, il nucleo operativo ecologico dei carabinieri, incrociando alcune intercettazioni appresi che il figlio di uno dei Sansone si era fidanzato con una giovane della famiglia Guttadauro, nipote di Mattia Messina Denaro.

Tanto che poi i due sono convolati a nozze. E dunque, ora mi dica lei: chi ha fatto bene e chi si è sbagliato nella lotta alla Mafia?

  • da La Verità