Olgiata. Alcuni residenti sospettavano di Winston, ma la polizia pensò a ‘maldicenze’ su uno straniero

Pubblicato il 4 Aprile 2011 - 11:23| Aggiornato il 19 Maggio 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il delitto dell’Olgiata sembra aver trovato il suo epilogo dopo che il filippino Manuel Winston Reves ha confessato l’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre. Un mistero, quello sull’omicidio della contessa, svelato dopo 20 anni con la riapertura delle indagini e l’impiego dei nuovi esami forensi, che hanno definitivamente escluso Roberto Iacono, il principale sospettato la cui vita è stata distrutta dalle vicende giudiziarie, per incriminare il maggiordomo filippino.

Quello che ora ci si chiede è perché Reves sia stato escluso come principale sospettato, tanto da aver condotto fino a poco tempo fa una vita tranquilla con la sua famiglia e all’insegna della normalità, a servizio da altre famiglie della Roma bene. Qualcuno che sospettava di Manuel c’era lì all’Olgiata, ma gli inquirenti non gli diedero peso, denuncia il quotidiano Il Messaggero, che ha intervistato alcuni dei residenti che hanno preferito rimanere nell’anonimato.

Un signore sui sessanta dichiara: “Il mio filippino conosce benissimo Winston, e mi assicura che non può essere stato lui. Dice che è una bravissima persona. Un luogo comune, certamente: la comunità filippina convive pacificamente con noi, e sono tutti disciplinati e onesti lavoratori, tuttavia sono piuttosto chiusi e impenetrabili, quindi non saprei fino a che punto lo proteggano. C’è però da dire che Reves si è pure sposato, ha messo su famiglia, questo alcuni anni fa, molto dopo le ben note vicende. Ha condotto insomma una vita normalissima, come se non avesse avuto nulla da temere dalla giustizia”, quasi non ancora convinto della confessione del filippino.

Anche un altra coppia di lavoratori filippini è incredula: “Sì io lo conosco, ma è impossibile che sia stato lui. A noi non importa difenderlo perché è filippino, se ha ucciso è giusto che vada in carcere. Ma secondo lei sarebbe rimasto qui per vent’anni se avesse commesso il crimine?”. Domanda che forse in molti si stanno ora ponendo, davanti ai risvolti che il delitto dell’Olgiata ha presentato.

Ma c’è anche chi non appare sorpreso della confessione di Reves, così un altro residente dichiara a Il Messaggero: “In realtà se le indagini fossero state condotte in modo meno approssimativo la verità sarebbe saltata fuori molto prima. So che almeno quattro o cinque vicini della Filo della Torre avevano chiesto agli inquirenti, all’epoca, di fare una deposizione, ma non vennero ascoltati. Si vociferava ampiamente circa una relazione fra Winston e la contessa, e si sapeva benissimo di un passaggio di denaro fra loro. Pare che Manuel Winston ricattasse la contessa, essendo a conoscenza di alcuni affari riguardanti il marito. Eppure il filippino è stato prosciolto ben presto perché gli inquirenti pensavano che quei residenti fossero persone snob e razziste, sempre pronte a prendersela con uno straniero”.

Voci, quelle che si levavano contro il maggiordomo filippino, che gli inquirenti scelsero di bollare come maldicenze di quella che è una piccola comunità, dove non mancano rivalità negli affari e nella vita. Testimonianze che avrebbero potuto orientare la polizia 20 anni fa verso colui che si è confessato colpevole, risparmiando il calvario delle vicende giudiziarie di Iacono e placando il dolore della famiglia della contessa.