Omicidio Lucia Manca, intercettato il viaggio della morte

Pubblicato il 1 Febbraio 2012 - 16:10 OLTRE 6 MESI FA

VENEZIA, 1 FEB – Il ‘viaggio’ di Renzo Dekleva con il corpo della moglie, Lucia Manca, nel bagagliaio dell’auto da Marcon a Cogollo del Cengio, dove il cadavere e’ stato ritrovato, e’ stato ricostruito dai carabinieri passo per passo. E’ questo, secondo fonti degli inquirenti, che ha portato a una svolta le indagini sulla morte della bancaria di Marcon (Venezia). Il tragitto e’ stato ripercorso sia nel viaggio di andata che di ritorno grazie alle celle telefoniche agganciate e alle ‘tracce’ raccolte lungo l’autostrada.

Due i punti salienti delle rilevazioni del cellulare, in spostamento, di Dekleva. Il primo a Rubano, nel padovano, nella notte a cavallo tra il 6 e il 7 luglio, quando e’ avvenuto l’omicidio, ed uno all’alba del 7 a Marcon quando Dekleva sarebbe stato sulla via del ritorno. In pratica l’uomo, che ha sempre sostenuto di aver cenato con la moglie per poi essere stato dall’amante e quindi casa, secondo i carabinieri una volta rientrato nella propria abitazione avrebbe prelevato il cadavere della moglie uccisa in precedenza e quindi, caricatolo in auto, sarebbe andato in autostrada (A4 e A31) fino a Cogollo del Cengio (Vicenza) per nascondere il corpo. I militari hanno smentito l’ipotesi che nell’indagine sia entrata anche la scoperta di uno scontrino dell’autostrada riconducibile all’assassino di Lucia. Invece i Ris hanno scoperto nel bagagliaio dell’auto di Dekleva tracce di saliva con il Dna sia dell’uomo che di Lucia. Segno – secondo gli investigatori – del trasferimento del corpo nell’auto. Sul fatto che la donna sia stata uccisa per soffocamento non ci sarebbero dubbi. L’anatomopatologo che ha analizzato i resti dopo mesi di semisepoltura ha evidenziato come i denti avessero una colorazione rosa, sintomo evidente della violenza. Impossibile pero’ stabilire – vista la condizione del corpo – la modalita’. Tutti aspetti che hanno fatto dire al col. dei Carabinieri di Venezia Giovanni Cataldo: ”non abbiamo la pistola fumante ma abbiamo un quadro indiziario grave e preciso”. Il quadro accusatorio contro Dekleva si era chiuso a meta’ gennaio con la sua iscrizione, da parte del Pm Francesca Cupri, nel registro degli indagati e l’immediata richiesta di arresto accolta ieri dal Gip. Un provvedimento resosi necessario, oltre per il quadro indiziario, anche per il fatto che nell’ultimo tempo Dekleva, sentendosi alle strette, avrebbe tentato di manipolare le testimonianze di conoscenti ed anche dell’amante. che nel frattempo lo aveva allontanato.