Lo sconforto degli “orfani” di Zagaria: “Ora chi ci darà il pane?”

Pubblicato il 9 Dicembre 2011 - 09:47 OLTRE 6 MESI FA

CASAPESENNNA (CASERTA) – Dopo la cattura di Michele Zagaria, boss dei Casalesi preso dopo 16 anni di latitanza, scende la disperazione tra gli abitanti del paesino. Un vuoto inquietante quello lasciato da Zagaria che fa rimpiangere il clan dei Casalesi.

Guido Ruotolo, dalle colonne della Stampa, scrive: “Maledetta Gomorra che sembra imbattibile, un’Araba Fenice pronta a risogere”. L’inviato del quotidiano torinese fa una stima degli “orfani” di Casapesenna. Quelli che, all’indomani della cattura dell’ultimo dei Casalesi, si domandano: “Chi ci darà ora il pane?”. Secondo il questore di Caserta Guido Longo, c’è tutto “un esercito di fedelissimi, di affiliati e di tifosi, di fiancheggiatori e simpatizzanti, di politici e imprenditori. Insomma la base sociale dei casalesi”. Dal racconto di Ruotolo si legge che sarebbero almeno duemila e che, nonostante gli arresti e i sequestri dei beni “rimane ancora sostanzialmente intatta la struttura imprenditoriale dei Casalesi”. A sostenerlo è il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho che avverte: “Fino a quando non gli toglieremo i soldi, non prosciugheremo le loro ricchezze, i capitali, le imprese, fino a quel momento i Casalesi potranno andare avanti come se non fosse successo nulla”.

Ieri gli uomini della Mobile di Caserta hanno perquisito il bunker di Zagaria: c’erano due televisori 55 pollici, e un cavo di 400 metri che raggiungeva piazza Petrillo, per collegarsi alla rete di telecamere di Casapesenna. L’innesto abusivo consentiva al boss di tenere sotto controllo l’intero paese. Coordinati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, gli investigatori hanno avviato un’indagine sull’abusivismo edilizio e la presenza diffusa delle telecamere nei comuni del quadrilatero: Casapesenna, Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa e Villa Literno. Tutta una rete di occhi, del grande fratello casalese, perché come sostiene il capo della Polizia, Antonio Manganelli: “Nella lotta alle mafie ci sono pochi giocatori e molti spettatori”.