Palermo, l’incendio alla discarica Bellolampo e il pericolo diossina

Continua a bruciare la discarica di Bellolampo, si attendono i dati dell’Arpa.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Luglio 2023 - 19:18 OLTRE 6 MESI FA
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foto ANSA

Brucia da quasi due giorni la discarica di Bellolampo sopra Palermo. E la nube nera adesso si sta spostando verso la zona sud-est della città. A bruciare è soprattutto un’abbondante quantità di plastica che sprigiona nell’aria sostanze tossiche, come la diossina, ma anche ipa (idrocarburi policiclici aromatici) e furani. Di sicuro, per colpa degli incendi le polveri sottili Pm10 e Pm2.5 hanno superato i livelli di allerta in diversi quartieri.

Brucia la discarica, incubo diossina a Palermo

Ma quanta diossina ci sarà nell’aria? Per rispondere a questo interrogativo occorrerà aspettare ancora: questo tipo di accertamento, infatti, richiede un campionamento dell’aria di almeno 24 ore, alle quali bisogna sommarne altre 72 per le analisi. Mentre è tuttora in vigore la raccomandazione dell’Asp, in particolare per anziani e fragili, di non uscire da casa se non per motivi eccezionali, il direttore generale dell’Arpa Sicilia, Vincenzo Infantino, interpellato da PalermoToday, rassicura: “Abbiamo già trasmesso una prima relazione all’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Elena Pagana. Servirà ancora un po’ per avere dei dati definitivi e tracciare un quadro della situazione, ma va detto che in linea generale in questi casi ciò che può essere dannoso per la salute è soltanto una prolungata esposizione nella zona in cui si trova l’incendio. Ecco perché la prima cosa da fare è domare al più presto le fiamme. Sempre ragionando in linea generale, appena vengono spenti i roghi i dati relativi alla diossina si abbassano radicalmente”.

Si attendono i dati dell’Arpa

In attesa dei risultati, alcuni dei quali potrebbero essere disponibili entro le prossime ore, le raccomandazioni sono quelle già fornite dall’Asp, evitare magari di aprire le finestre e di stare troppo tempo all’aperto. Infantino precisa che “sono direttive precauzionali in attesa di conoscere il quadro preciso”. Nei casi più gravi – ma al momento è un’ipotesi tutta da verificare – con i dati in mano può intervenire anche il Comune con un’ordinanza specifica al fine di tutelare la salute dei cittadini.