Le pensioni dei giornalisti “insostenibili”? La Fnsi contro Fornero

Pubblicato il 23 Dicembre 2011 - 00:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Le pensioni dei giornalisti hanno “problemi di sostenibilità“. Così aveva detto il ministro del Welfare Elsa Fornero solo qualche giorno fa. E ora a rispondere è la Federazione della stampa, il sindacato dei giornalisti: “Il Consiglio Nazionale della Fnsi respinge l’attacco all’autonomia dell’Inpgi. L’Istituto di previdenza dei giornalisti ha già messo in atto, con il concorso delle parti sociali, misure che consentono una sostenibilità dei propri bilanci e della propria missione anche nel lungo periodo. Sorprendono, quindi, le gravi affermazioni del ministro del Lavoro, professoressa Elsa Fornero, relative ad una presunta insostenibilità dei conti dell’Inpgi. Affermazione non suffragata da alcun riscontro che contraddice quanto costantemente verificato e certificato dallo stesso ministero del Lavoro i cui rappresentanti siedono nel consiglio di amministrazione dell’Inpgi. Il ministro Fornero ha infine alluso a privilegi di cui godrebbero i giornalisti italiani. La categoria non ha privilegi ma è stata la prima ad avere sottoscritto un contratto nazionale collettivo di lavoro. Nel corso di un secolo ha quindi maturato capacità di negoziare diritti e doveri che si sono rivelati preziosi per i giornalisti italiani ma, soprattutto, per tutelare il diritto all’informazione dei cittadini e quello della dignità professionale di un precariato giornalistico sempre più diffuso. Il diritto all’informazione trae forza dall’intransigente difesa di un’autonomia della professione che solo una vocazione autoritaria può intendere come previlegio”.

“Nel ribadire quindi la disponibilità a qualsiasi confronto con il governo, il Consiglio Nazionale della Fnsi chiama i giornalisti italiani ad alzare la soglia di attenzione sulla difesa dei diritti e del valore del lavoro. Lavoro che in questi anni ha pagato un pesante tributo ad un modello che ha privilegiato la rendita finanziaria speculativa, come dimostrano anche i più recenti studi di Bankitalia. La ricerca di equità non può quindi partire che da una maggiore considerazione delle ragioni del lavoro in un Paese che non ha certo bisogno di avere maggiore facilità di licenziare ma, al contrario, deve disboscare la giungla del precariato e del ricorso improprio a contratti atipici male retribuiti e socialmente non protetti. I giornalisti italiani non sono una casta di lavoratori privilegiati dal punto di vista economico. A fronte di alcuni, pochi, professionisti ben pagati e di colleghi con uno stipendio decoroso, ci sono migliaia di giornalisti disoccupati, o con i redditi tagliati pesantemente dai contratti di solidarietà o in cassa integrazione; mentre tra i 25 mila colleghi collaboratori e precari il 60% guadagna meno di 5 mila euro l’anno. Il Consiglio Nazionale – ravvisando la necessità di promuovere la mobilitazione della categoria contro i disegni che mirano a fare arretrare la civiltà del diritto del lavoro – dà mandato alla giunta nazionale della Fnsi di assumere tutte le iniziative utili – incluso, verificata l’impossibilità di una proficuo confronto, il ricorso allo sciopero dei giornalisti – a rafforzare lo schieramento delle forze del lavoro che oggi chiede siano superate condizioni di precarietà, sia ripristinato un dialogo sociale capace di rispettare tutte le posizioni, consegni alle parti sociali politiche di sviluppo e crescita che consentano al Paese di uscire dalla crisi rafforzando la democrazia e non, davvero, il privilegio di chi in questi anni ha accumulato ricchezza sottraendo futuro al paese”.