Processo Thyssen: non c’è l’interprete, imputati tedeschi non rispondono

Pubblicato il 27 Ottobre 2009 - 16:35 OLTRE 6 MESI FA

L'incendio alla Thyssen

Al processo per il rogo della Thyssenkrupp manca l’interprete e i due imputati si avvalgono della facoltà di non rispondere. Harald Espehnahn e Gerard Priegnitz, i due alti dirigenti imputati a Torino per l’incendio che nel 2007 uccise sette operai.

Non conoscono abbastanza l’italiano per poter rispondere alle domande, così i due tedeschi hanno annunciato che presenteranno una memoria scritta.

La Corte d’Assise ha rimandato la seduta al 4 novembre, e in quella data sarà presente un interprete. I giudici, comunque, non sono tornati indietro rispetto alla loro decisione sulle richieste di nullità della difesa legate alla traduzione degli atti.

L’udienza è continuata con l’interrogatorio del primo testimone della difesa, l’operaio Antonino Miceli, il responsabile di una delle squadre che lavoravano alla linea 5, quella andata a fuoco.

Miceli ha rivelato alcuni particolari finora non emersi e diversi rispetto alle testimonianze raccolte: «Non c’era nessun divieto di usare il pulsante di emergenza, quando era necessario lo poteva premere chiunque. Fuocherelli ne capitavano, e li si spegneva subito. Alla 5 convivevamo con la carta (materiale di scarto della lavorazione, ndr) e io la carta l’ho sempre spenta con l’idrante. Al mattino arrivavo e, per togliere gli eccessi dagli impianti, ci soffiavo sopra con la gomma dell’aria, e a volte, quando necessario, fermavo la linea. Ma eravamo quattro squadre e ogni squadra lavorava a modo suo».