Puglia, i magistrati sicuri: “Frisullo deve restare in carcere”

Pubblicato il 25 Marzo 2010 - 20:02 OLTRE 6 MESI FA

Sandro Frisullo deve restare in carcere per due motivi: le sue condizioni di salute sono “inequivocabilmente” compatibili con la detenzione carceraria e i gravi indizi a suo carico non sono stati neppure scalfiti dalle argomentazioni difensive. La Procura di Bari mostra il pugno di ferro nel dare il proprio parere al gip Sergio Di Paola che domattina si pronuncerà sull’istanza della difesa che ha chiesto la scarcerazione dell’ex vicepresidente della giunta regionale pugliese.

Nel lungo parere inviato al giudice, i pm Ciro Angelillis, Eugenia Pontassuglia e Giuseppe Scelsi insistono per la conferma del carcere. Liquidano in poche righe la questione della patologia che lamenta Frisullo, il diabete e le conseguenti crisi ipoglicemiche, e scrivono che il medico legale e l’endocrinologo che l’hanno visitato ieri in cella hanno “inequivocabilmente” ritenuto che le condizioni di salute dell’indagato sono compatibili con il carcere.

Più consistenti e articolate le argomentazioni dedicate a giustificare l’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari. L’ex amministratore è detenuto dal 18 marzo scorso, giorno in cui è stato arrestato per associazione per delinquere e turbativa d’asta nell’ambito di un’indagine scaturita dalle dichiarazioni di Giampaolo Tarantini sulla gestione degli appalti nella Asl di Lecce. Secondo l’accusa, Frisullo ha ricevuto dall’amico “Gianpi” mazzette per 200-250mila euro e ha beneficiato delle prestazioni offerte da tre escort per far aggiudicare all’imprenditore appalti per circa cinque milioni di euro tra il 2007 e il 2008.

Il politico ha sempre negato gli addebiti, ha detto di non aver mai preso soldi e di non aver mai saputo che le tre ragazze che ha incontrato erano prostitute pagate da Tarantini per conquistare la sua amicizia e ottenere i suoi favori. Le accuse sono state respinte anche dagli altri arrestati: l’ex direttore amministrativo della Asl di Lecce, Vincenzo Valente, che oggi ha ottenuto dal gip gli arresti domiciliari contrariamente al parere dei pm che lo volevano trattenere ancora in carcere; il funzionario dell’area gestione del patrimonio della Asl salentina, Roberto Andrioli, per il quale l’accusa ha chiesto la conferma della detenzione domiciliare; e il primario di endocrinologia del “Vito Fazzi”, Antonio Montinaro, per il quale la procura vuole sostituire i domiciliari con l’obbligo di dimora per l’atteggiamento collaborativo tenuto dell’indagato durante l’interrogatorio di garanzia.