Roberto Saviano sulla strage di Vibo: “In Calabria si muore per la legge della terra”

Pubblicato il 29 Dicembre 2010 - 12:04 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Saviano scrive su Repubblica a proposito della strage di una famiglia di allevatori in una masseria in contrada Scaliti di Filandari, un piccolo centro del Vibonese.

Nell’articolo, l’autore di Gomorra parla di ” ferocia barbarica generata da arretratezza medievale” e nata dalla legge della terra e dalla “profonda ignoranza e assenza di Stato, ossia impossibilità di credere che con il diritto tu possa ottenere una qualche forma di giustizia”.

“Ma tutto questo sarebbe solo uno sguardo superficiale che certo potrebbe esser sufficiente – continua Saviano – se si vuol presto liquidare questa storia. Ma questa non è una strage dettata semplicemente dal raptus di paesani che vivono in terre del Sud dove ci sono più pistole che forchette”.

Per Saviano queste “sono stragi della regola. Barbarie certo, ma che si fondono su meccanismi assolutamente disciplinati dalle regole eterne di queste terre. Quando il procuratore di Vibo Valentia dichiara ‘non è una strage di mafia, è peggio’, quel ‘peggio’ sta a indicare che non siamo di fronte a dinamiche militari di due clan con regole di sangue. Sono dinamiche culturali, quella regola non è una regola di mafia, è una regola e basta”.

“La regola appunto – continua lo scrittore – qualcosa di diverso dalle stragi della depressione e dall’isteria del Nord. O quantomeno qualcosa che anche se nasce come raptus si alimenta di una prassi. Se tocchi la roba mia sei morto. Atavica, perenne, inamovibile, eterna. Una regola. Regole assunte come modi di vivere, come meccanismi per stare al mondo. E queste regole sono la forza di cui si alimentano le consorterie imprenditoriali più forti d’Italia ossia ‘ndrangheta, camorra e Cosa nostra”.