Roma: da 4 giorni in coma, legata a una barella al pronto soccorso

Pubblicato il 20 Febbraio 2012 - 14:28 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – In coma dopo un trauma cranico, legata alla barella con delle lenzuola e senza nutrizione da quattro giorni, in attesa di essere ricoverata “da un minuto all’altro”. Sono le condizioni in cui versava una signora di 59 anni al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I di Roma. Ignazio Marino (Pd) e Domenico Gramazio (Pdl) stavano effettuando una verifica-lampo nelle corsie del pronto soccorso, in qualità di senatori eletti nel Lazio.

La signora, hanno riferito i due, “aveva solo la flebo con l’acqua fisiologica” e “i sanitari ci hanno spiegato che erano in attesa, da un minuto all’altro, di poterla trasferire in un altro reparto per darle assistenza”.

Nel frattempo, per 4 giorni, la signora è rimasta in barella nella cosiddetta “piazzetta”, area del pronto soccorso dove vengono lasciati i pazienti in mancanza di posti letto per i ricoveri. La signora, ha aggiunto Marino, ”era stata legata con delle lenzuola a mani e piedi alla barella” per evitare cadute, visto che il letto e’ senza sponde.

Il direttore del Dea del Policlinico, Claudio Morini, ha provato a spiegare l’accaduto: ”La donna, di circa 50 anni, e’ in coma da tre giorni e viene assistita al meglio, con terapia idrica”. ”Non e’ nei miei poteri – ha proseguito – trovare il posto dove dovrebbe essere ricoverata, cosa che auspico, ma si cerca comunque di curarla al meglio. E’ un fatto che capita spesso, ma in questi casi l’ammalato e’ comunque assistito. E’ assistita al meglio dalle migliori professionalita’ medico-infermieristiche, 24 ore su 24. Certo, non dal punto di vista ‘alberghiero’: come comfort starebbe meglio se fosse ricoverata. Ma questo non dipende da noi del pronto soccorso”. ”I due senatori – conclude – hanno verificato un fenomeno noto da anni, quello dei grandi ospedali in cui i pazienti aspettano per ore, o per giorni, un ricovero”.

Modini ha poi proseguito: ”Noi non possiamo respingere i malati. Noi li curiamo tutti, ma se poi non si possono ricoverare e’ perche’ non ci sono posti letto. Ma questa e’ una condizione nota a tutti, alla direzione generale, alla direzione sanitaria”.A chi gli chiedeva se il suo reparto avesse bisogno di piu’ personale, Modini ha risposto: ”Certo, perche’ il mio personale, il cui lavoro difendero’ sempre, oltre a occuparsi delle emergenze si deve prendere cura anche di chi e’ in attesa. Questo crea una grave carenza di personale, che e’ nota a tutti, e da tempo”. Il dirigente ha detto di ”prendere atto che le necessita’ economiche debbano portare alla rivoluzione dei posti letto” ma si deve mettere il malato ”in condizioni dignitose in attesa di un ricovero. Il mio timore, e l’ho spiegato anche ai due senatori, e’ che se si mettono a disposizione altri ambienti e altri posti, la richiesta fara’ si’ che il disagio si vada ad accumulare negli ospedali piu’ grandi. Non e’ una questione facile, ne’ facilmente risolvibile. Servono idee – ha proseguito – Roma e’ grande, ha 2,7 milioni di abitanti. E’ difficile pensare che non riducendo gli accessi, e diminuendo i posti letto, non ci si trovi in questa situazione. La gente aspetta perche’ non si trova la possibilita’ di ricoverare questi malati. Noi li curiamo al meglio, ma bisogna mettersi tutti intorno a un tavolo e cercare una soluzione” ha concluso Modini.