Ruby, la difesa della Minetti: “Il bacio saffico? Solo un malato può esserne turbato”

Pubblicato il 13 Luglio 2011 - 20:23 OLTRE 6 MESI FA

MILANO, 13 LUG – Nicole Minetti era solo ”una delle tante ragazze che ha avuto il suo momento in un rapporto affettivo con il premier” e che, in seguito a questa ”relazione di ‘do ut des”’, ha avuto ”un posto in Regione”, come altre giovani ”hanno avuto un’automobile”, ma ”non era la tenutaria” dell’organizzazione delle serate ad Arcore e soprattutto ”non ha commesso alcun reato”.

E’ la linea difensiva che hanno messo in campo oggi i due legali della consigliera regionale lombarda, gli avvocati Pier Maria Corso e Paolo Righi, intervenuti davanti al gup di Milano, Maria Grazia Domanico, nell’udienza preliminare sul caso Ruby, che vede l’ex igienista dentale di Silvio Berlusconi imputata per induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, assieme a Emilio Fede e Lele Mora.

I due difensori hanno, in primo luogo, sollevato la questione di incompetenza territoriale dei magistrati milanesi, come aveva già fatto la difesa di Fede due giorni fa. Gli atti infatti, a loro dire, andrebbero trasferiti al Tribunale di Messina, perche’ i pm nel capo di imputazione scrivono che l’adescamento della marocchina sarebbe avvenuto nell’ormai celebre concorso di bellezza di Letojanni (Messina).

E, dopo aver sollevato anche una questione di nullità del giudizio – perché, tra l’altro, i pm hanno tenuto ‘omissati’ parti degli interrogatori di Ruby – i due avvocati hanno chiesto il proscioglimento. ”Non esistono argomenti per sostenere l’accusa contro la Minetti – hanno spiegato – e se la prova manca non è il dibattimento il luogo in cui va cercata”.

I procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Pietro Forno e il pm Antonio Sangermano, infatti, hanno chiesto al gup di mandare a processo i tre imputati. Per gli avvocati Corso e Righi, invece, non c’era ”nessuna organizzazione” dietro i presunti festini a luci rosse nella villa del premier e men che meno Minetti era ”la tenutaria” di quello che lo stesso magistrato Forno ha definito un ”bordello”, richiamandosi alla Legge Merlin.

Non era poi, secondo la difesa, la consigliera regionale a gestire gli appartamenti delle ragazze in via Olgettina, ”ma era il ragionier Spinelli e lei era solo una condomina”. Era solo ”una delle 32 ragazze”.

Trentadue sono le giovani maggiorenni che, secondo i pm, sarebbero state indotte alla prostituzione a Arcore. ”Come le altre – ha spiegato Corso – anche lei ha avuto i suoi alti e bassi nel rapporto con il premier, nell’ambito di una rotazione; nel 2009 era in auge una, nel 2010 un’altra…”.

E da quel rapporto, per il legale, ”c’è chi ha avuto una Land Rover e chi un posto in Regione”.

Ai cronisti che gli facevano notare che non e’ la stessa cosa, l’avvocato ha risposto: ”La scelta del sistema elettorale (Minetti è stata eletta in un listino ‘bloccato’, ndr) non ha a che fare con questo procedimento”.

E poi ”l’oggetto del processo sono i reati contestati, non quello che ha ottenuto la Minetti”.

Il procuratore Forno aveva parlato nel suo intervento anche di un ”bacio saffico” tra la marocchina e la consigliera.

”Ad oggi questo bacio non c’è negli atti del fascicolo”, ha replicato Corso, che al gup ha anche mostrato una fotocopia con, da una parte, una foto di due ragazze delle feste di villa San Martino che si baciano in bocca e dall’altra la stampa di un quadro del ‘600 che ritrae due giovani che si baciano, e sempre in bocca.

”Non ci trovo nulla di scabroso”, ha concluso il legale, il quale coi cronisti ha anche citato un passaggio di una delle testimoni dell’inchiesta, Natascia T., che aveva parlato di una ”atmosfera da night club” durante le serate nella residenza del premier. Per il 3 ottobre sono fissate le repliche delle parti e l’udienza per la nomina del perito che dovrà trascrivere le intercettazioni. Ce ne vorra’ forse un’altra per la decisione.