Saman Abbas strangolata con una corda e poi gettata nel Po, sarebbe stata uccisa così la 18enne

E' quanto avrebbe raccontato da uno degli indagati per l'omicidio della 18enne, Ikram Ijaz, ad un altro detenuto che a sua volta lo ha riferito alla polizia penitenziaria.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Settembre 2022 - 10:11 OLTRE 6 MESI FA
Saman Abbas strangolata con una corda e poi gettata nel Po

Saman Abbas strangolata con una corda e poi gettata nel Po, sarebbe stata uccisa così la 18enne (foto ANSA)

Saman Abbas sarebbe stata strangolata con una corda e poi, il cadavere, gettato nel fiume Po. E’ quanto avrebbe raccontato da uno degli indagati per l’omicidio della 18enne, Ikram Ijaz, ad un altro detenuto che a sua volta lo ha riferito alla polizia penitenziaria. Dichiarazioni che per i carabinieri di Reggio Emilia sono credibili solo in parte.

Saman Abbas strangolata e poi gettata nel Po

La giovane, scomparsa da Novellara (Reggio Emilia) nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio del 2021, secondo quanto raccontato dal cugino, è stata tenuta ferma da lui e Nomanhulaq Nomanhulaq, così da permettere allo zio Danish Hasnain di strangolarla con una corda. La madre, Nazia Shaheen, in preda a una crisi di pianto, allontanata dal marito, Shabbar Abbas. Poi il contributo di un uomo misterioso che avrebbe aiutato a finirla, infilare il corpo in un sacco, caricarlo su una bici e poi, dopo averlo fatto a pezzi, gettarlo nel Po. 

La confessione del padre di Saman

A sostegno dell’ipotesi che la ragazza sia stata uccisa c’è anche un’intercettazione del padre, Shabbar Abbas. L’uomo, ormai fuggito in patria, poco più di un mese dopo la scomparsa di Saman parlò al telefono con un parente e ammise: “Ho ucciso mia figlia”. “Per me la dignità degli altri non è più importante della mia (…) – le parole di Shabbar registrate l’8 giugno del 2021 – Io ho lasciato mio figlio in Italia (il fratello minorenne di Saman ora affidato a una comunità protetta, ndr). Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno”.

Lo stesso familiare della telefonata, sentito dai carabinieri il 25 giugno 2021, ha dato un ulteriore riscontro, quando ha riferito che in effetti il padre di Saman lo aveva chiamato per intimargli di non parlare di lui: “Io sono già rovinato – le parole di Abbas nel racconto del parente – avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia”. E ancora, sempre Shabbar: “Io sono già morto, l’ho uccisa io, l’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l’abbiamo uccisa”, senza fare nomi specifici, ma intendendo con ‘noi’, ha spiegato lo stesso parente ai carabinieri, il contesto familiare.

La fuga dei familiari

La confessione, seppur in una conversazione intercettata, è una novità. I tre parenti di Saman arrestati, lo zio Danish Hasnain, considerato l’esecutore materiale dell’omicidio, e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, suoi complici, fin qui hanno infatti detto di non entrarci nulla con la scomparsa della ragazza. Mentre i genitori partirono in aereo per il Pakistan il primo maggio, i tre fuggirono insieme verso la Francia tra il 10 e l’11. Attraversarono il confine in un camion e una volta arrivati a Marsiglia presero un treno per Parigi, dove arrivarono in serata. Qui si divisero: Nomanhulaq andò a Barcellona, dove poi venne preso, ultimo in ordine di tempo, a febbraio 2022. Ikram il 21 maggio fu fermato a pochi chilometri dal confine franco-spagnolo, su un bus. Hasnain è stato raggiunto dalle forze dell’ordine alla periferia di Parigi il 22 settembre 2021.

Secondo i carabinieri, coordinati dalla pm Laura Galli, i tre programmarono ed eseguirono il delitto, di concerto con i genitori. L’obiettivo del gruppo era punire una ragazza che non voleva vivere secondo i dettami tradizionali, che era già scappata, si era rifiutata di sposare un parente in patria con un matrimonio combinato e che ora voleva andarsene di nuovo dopo aver intrapreso una relazione con un giovane connazionale.

La foto del bacio

A novembre 2020 Saman era stata allontanata e protetta in una comunità, quando ancora era minorenne e lì rimase anche per i primi mesi del 2021. Risale a quel periodo la foto del bacio, che la giovane condivise su Instagram. A vederla fu il fratello minorenne e la mostrò ai familiari, che si arrabbiarono. Un cugino di Saman, sentito successivamente dagli investigatori, ha riferito che la famiglia di Saman, il padre Shabbar, la madre Nazia e il fratello, “si lamentavano in continuazione di tale situazione”. A gennaio 2021 il padre della giovane andò in Pakistan e minacciò di morte i familiari del fidanzato della figlia, come da questi denunciato. Saman fece ritorno a casa il 20 aprile, con l’idea di prendere i propri documenti e andarsene di casa. Una via di fuga che non è riuscita a realizzare.