Terremoto L’Aquila, dimissioni grandi rischi. Protezione civile: “E’ paralisi”

Pubblicato il 23 Ottobre 2012 - 14:20 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto L’Aquila: dopo le condanne si dimettono vertici Grandi Rischi

ROMA – Dopo le condanne per il terremoto dell’Aquila, raffica di dimissioni nella commissione Grandi Rischi: hanno lasciato tutti i vertici. Poi in serata la Protezione civile rincara la dose: “Così è paralisi totale” perché nessuno scienziato si renderà disponibile a dare il suo contributo alla commissione.

Il primo a rassegnare le proprie dimissioni nella mattina di martedì è stato il presidente Luciano Maiani. Nella tarda mattina poi un comunicato ha annunciato le dimissioni dell’intero ufficio di presidenza: “L’intero ufficio di presidenza della Commissione nazionale Grandi Rischi, composto oltre che dal presidente Luciano Maiani, dal presidente emerito Giuseppe Zamberletti e dal vicepresidente, Mauro Rosi – si legge – ha rassegnato questa mattinale dimissioni al presidente del Consiglio Mario Monti. Maiani sostiene di averlo fatto per ”l’impossibilità che la commissione Grandi Rischi possa lavorare serenamente e offrire pareri di alta consulenza scientifica allo Stato in condizioni cosi’ complesse”.

Oltre all’ufficio di presidenza, si è dimesso anche il direttore dell’ufficio rischio sismico e vulcanico del Dipartimento della Protezione Civile, Mauro Dolce. Lo rende noto il Dipartimento della Protezione Civile sottolineando che “all’esito dell’iter amministrativo previsto, il professore verrà assegnato ad altro incarico”.

Gli scienziati, insomma, fanno sul serio e fanno quadrato. Al loro fianco la Protezione civile che nel pomeriggio di martedì lancia il suo allarme: la prima conseguenza della sentenza di condanna emessa ieri nei confronti dei componenti della ex commissione Grandi rischi è ”la paralisi delle attività di previsione e prevenzione”.

“Indietro di 20 anni”. Si arriverà alla paralisi, nota il Dipartimento, ”poichè è facile immaginare l’impatto di questa vicenda su tutti coloro che sono chiamati ad assumersi delle responsabilità in questi settori considerati i pilastri di una moderna Protezione civile”. Il rischio, sottolinea, ”è che si regredisca a oltre vent’anni fa, quando la Protezione civile era solo soccorso e assistenza a emergenza avvenuta. Oppure che chi è incaricato di valutare finisca per alzare l’allerta al massimo livello ogni qualvolta i modelli previsionali forniscano scenari diversificati, generando una crescita esponenziale di allarmi che provocheranno assoluta sfiducia nei confronti di chi li emette o situazioni di panico diffuso tra la popolazione”.

”In entrambi i casi – prosegue la Protezione civile – le Istituzioni, primi fra tutti i Sindaci, che per legge hanno l’obbligo di pianificare e prendere decisioni a tutela dei propri cittadini, lo dovranno fare senza il fondamentale supporto di coloro che fino a ieri, avendo le necessarie competenze ed esperienze, fornivano valutazioni e interpretazioni sui molteplici rischi che interessano il territorio italiano e che da oggi non si sentono più tutelati dal Paese per cui prestano servizio”.

Tra le conseguenze che si stanno già ripercuotendo sul servizio nazionale di Protezione civile a seguito della sentenza di condanna emessa ieri dal tribunale dell’Aquila, il Dipartimento cita le dimissioni formalmente presentate al presidente del Consiglio da parte dei componenti della Commissione Grandi rischi, oltre a quelle di Mauro Dolce, direttore dell’Ufficio rischio sismico del Dipartimento.