Trattativa Stato-mafia, gup: “Mancino giudicato a processo con i boss”

Pubblicato il 15 Novembre 2012 - 19:41 OLTRE 6 MESI FA
Nicola Mancino verrà processato insieme agli altri 11 imputati nel processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia (Foto Lapresse)

PALERMO – Il gup ha respinto la richiesta di stralcio dei legali dell’ex ministro Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza nel procedimento sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. La posizione dell’ex ministro Nicola Mancino, almeno per ora, non sarà separata da quella degli altri undici imputati.  Non saranno parte civile all’udienza preliminare i familiari delle vittime della strage di via D’Amelio, a cominciare da Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso nel ’92, e dall’unico agente sopravvissuto alla strage.

Un’udienza fiume, quella di giovedì, durante la quale il gup Piergiorgio Morosini, ha affrontato le prime questioni procedurali. Con una lunga e complessa ordinanza il magistrato ha ammesso come parti al processo, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Rifondazione Comunista, il Comune di Palermo, il Centro Pio La Torre, l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, per la presunta calunnia subita da Massimo Ciancimino, i familiari dell’ex eurodeputato Salvo Lima, ucciso dalla mafia nel ’92, il movimento Agende Rosse rappresentato da Salvatore Borsellino, e il sindacato di polizia Coisp.

Fuori dal processo restano l’associazione antiracket di Marsala, i familiari delle vittime della strage di via D’Amelio e Antonino Vullo, unico poliziotto sopravvisuto: secondo il gup, non ci sarebbe ”un nesso causale diretto e immediato” tra il reato di minaccia a corpo politico dello Stato contestato agli imputati e il dolore patito per la morte dei familiari.

Rigettata, poi, l’istanza fatta dal legale di Mancino, l’avvocato Umberto Basso De Caro, che aveva chiesto di separare la posizione dell’ex ministro da quella degli altri imputati – boss, politici, ex ufficiali del Ros e Massimo Ciancimino – mancando la connessione tra le condotte contestate. Per il gup, invece la connessione c’è. Almeno allo stato – ha precisato il giudice – visto che le parti potrebbero fare altre questioni procedurali e che nuove acquisizioni probatorie potrebbero entrare nel processo.

Ma la posizione dell’ex ministro resta in sospeso anche per un’altra questione sollevata dalla difesa: quella della competenza del tribunale dei ministri vista la carica ricoperta da Mancino nel periodo al quale le accuse si riferiscono. Di questo si discuterà all’udienza del 27 novembre.

Il processo è stato rinviato al 20. Ma i difensori di alcuni imputati hanno già depositato in cancelleria memorie in cui annunciano nuove questioni. Come quella sulla competenza territoriale che, secondo l’ex ministro Dc Calogero Mannino, ad esempio dovrebbe essere trasferita a Roma.