Trieste, calciatori di 8 anni cacciati dalla squadra: “Sono troppi”

Pubblicato il 9 Novembre 2012 - 08:52 OLTRE 6 MESI FA
Il calciatore Cristiano Ronaldo da bambino. Sei piccoli giocatori del San Giovanni Trieste sono stati “licenziati” dl presidente Spartaco Ventura

TRIESTE – Licenziati a otto anni. Succede se sei un piccolo calciatore, e se il tuo dirigente sportivo ad un certo punto si accorge che siete troppi, tu e i tuoi compagni di squadra, non ci sono abbastanza allenatori per seguirvi e quindi via.

E’ successo a sei giocatori di otto anni del San Giovanni di Trieste. Come racconta il Corriere della Sera, alcuni di loro si sono ritrovati una lettera, per molti la prima lettera della vita: “Con la presente ti ringrazio per aver fatto parte, nella stagione sportiva 2011-2012, della nostra società. Purtroppo siamo costretti a comunicarti che per la prossima stagione sportiva 2012-2013 non siamo in grado di darti la possibilità di continuare con noi la tua attività sportiva. Nell’augurarti le migliori fortune sportive colgo l’occasione per porgerti i miei più cordiali saluti”.

Le lettere portavano la firma di Spartaco Ventura, presidente della squadra.

“Mio figlio ne ha fatto un dramma, ha detto la madre di uno dei piccoli cacciati al Corriere della Sera. Ho cercato di calmarlo, di dirgli che poteva comunque andare in un’altra società: niente. ‘Non voglio giocare contro i miei amici’. Capito? Con il San Giovanni sì, da avversario no. Pian piano l’ho convinto a fare atletica, visto che è rimasto incantato dalle Olimpiadi”.

Un altro genitore, un papà, si domanda: “Sarebbe questa la sua colpa? Quella di non essere abbastanza bravo al gioco del calcio? Io non lo portavo perché diventasse un Kakà, un Messi, un Ronaldo. No, solo per divertirsi e per stare con gli altri, per vivere lo spirito di gruppo, per imparare a essere leale”.

E ci si domanda se siano giuste queste eliminazioni, quando la stessa Federcalcio invita le società a non fare selezioni fino a 12 anni.

Secondo Ventura, sentito dal Corriere della Sera, “La ragione non è tecnica, di bravura. La mia scelta è stata dettata da un’esigenza: quella di ridurre il numero dei piccoli calciatori della società per il fatto che non eravamo più in grado di seguirli tutti. Mancavano gli allenatori e quindi bisognava asciugare la rosa. I nomi li ho scelti considerando quindi altri parametri. In ogni caso, dopo il 30 giugno di ogni anno, come i bambini e i genitori sono liberi di cambiare società, anche la società è libera di fare le sue scelte. Ricordo poi che, se al sottoscritto prende un colpo, non ne restano a casa 6 ma 200”.

E la psicoterapeuta Vera Slepoj spiega, sempre al Corriere: “Mi sembra che questo presidente abbia preso troppo seriamente il proprio ruolo. La lettera è quasi quella di un datore di lavoro a un dipendente. Non è giusto chiudere un rapporto con un bimbo come se la sua fosse un’attività professionale. A quell’età il calcio è gioco, niente di più. Comunque, la forma sbagliata può essere sempre sanata dai genitori”.