Uccise i suoceri e mise i corpi in valigie: condannata a 30 anni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Maggio 2023 - 16:50 OLTRE 6 MESI FA
Uccise i suoceri, foto d'archivio Ansa

(foto Ansa)

Uccise i suoceri e mise i corpi in valigie. Trenta anni di reclusione è la condanna inflitta dalla Corte d’assise di Firenze a Elona Kalesha, la 39enne di origine albanese accusata di aver ucciso i genitori dell’ex fidanzato, Teuta e Shpetim Pasho, scomparsi nel novembre 2015 e i cui resti in quattro valigie furono trovati in un campo tra la superstrada Firenze-Pisa-Livorno e il carcere fiorentino di Sollicciano nel dicembre 2020.

Uccise i suoceri e mise i corpi in valigie: la sentenza

La corte d’assise ha condannato Elona Kalesha per duplice omicidio volontario e anche riqualificando il reato di vilipendio di cadavere nella fattispecie più grave di distruzione di cadavere. I corpi dei suoceri erano stati divisi e messi in quattro valigie gettate nel campo accanto al penitenziario.

Inoltre per la sentenza Elona Kalesha dovrà risarcire i figli delle vittime e il fratello di Shpetim Pasho, che si erano costituiti parte civile con gli avvocati Filippo Viggiano, Cristina Masetti, Eleonora Rossi, Elisa Baldocci. Stabilita una provvisionale immediatamente esecutiva di 800.000 euro ai familiari delle vittime e di 5.000 euro all’Associazione Penelope Italia. E’ restato in silenzio Taulant Pasho, l’ex fidanzato di Elona Kalesha. “Non è tempo di parlare”, ha soltanto detto prima di lasciare l’aula bunker di Firenze insieme alle sorelle. “Già nel corso delle indagini – dicono gli avvocati Masetti e Rossi – erano emersi precisi indizi a carico della signora Kalesha a partire dalle dichiarazioni che rilasciò nel novembre 2015 quando i carabinieri indagavavano sulla scomparsa dei coniugi Pasho. In aula, poi importante si è rivelata la testimonianza della proprietaria dell’appartamento di via Fontana” a Firenze. “Leggeremo le motivazioni per capire come ha ragionato la corte in questo processo indiziario – commentano i difensori di Elona Kalesha, avvocati Federico Febbo e Antonio D’Orzi – La signora Kalesha non si aspettava questa sentenza”.