Yara. Dna non è il suo, ma Fikri ancora indagato: archiviazione rinviata

Pubblicato il 25 Settembre 2012 - 10:11 OLTRE 6 MESI FA

BERGAMO  –  Mohammed Fikri ha un alibi solido. Il suo Dna non coincide con quello trovato sul corpo di Yara Gambirasio. La traduzione della conversazione è stata corretta e non si tratterebbe di una confessione di omicidio. Eppure il muratore marocchino dopo 22 mesi è ancora l’unico indagato per l’omicidio della piccola Yara a Brembate di Sopra. Per Fikri la storia non si chiude, il 23 settembre l’udienza per l’archiviazione richiesta dal pm Letizia Ruggeri è stata rimandata dal Tribunale di bergamo a nuova data.

Yara Gambirasio scomparse il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra, ma solo 3 mesi dopo fu ritrovato il suo corpo in un campo di Chignolo d’Isola, a pochi chilometri di distanza. Fikr fu prima testimone e poi indagato per la scomparsa di Yara, ma il suo Dna non coincide con quello ritrovato sul corpo. Una prova che lo scagiona ma che non convince comunque Enrico Pelillo, legale della famiglia Gambirasio, e Giorgio Portera, genetista che lo assiste. Secondo Pelillo e Portera il Dna potrebbe derivare da una contaminazione e per questo chiedono ulteriori accertamenti,pur non opponendosi all’archiviazione delle accuse di Fikri.

Il legale ha anche chiesto che sia disposta una nuova traduzione della telefonata che costò la detenzione a Fikri (inizialmente intesa come ”Che Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io” e invece risultata una conversazione che il marocchino aveva avuto con un parente che gli doveva dei soldi). Ha poi chiesto di rivedere il dvd che ritrae le persone intervenute nel campo dopo il ritrovamento. Maura, la mamma di Yara il 24 settembre era in aula ed ha brevemente chiesto che siano accolte queste richieste.

Il gip Ezia Maccora dovrà decidere se accettare le richieste della famiglia nella prossima udienza fissata per il 4 ottobre, ma che non inquietano il legale di Fikri, Roberta Barbieri: ”Sono tutte iniziative che portano nella direzione opposta rispetto a Fikri”, ha spiegato, dicendosi certa della prossima archiviazione.

Il marocchino, nel frattempo, vive questo procedimento ancora pendente come una spada di Damocle: da indagato è sfumata la carta di soggiorno, fino a quando non saranno fugate, anche formalmente, le ombre su un suo coinvolgimento nella vicenda, gli sarà difficile trovare lavoro e questo mette a rischio il rinnovo del suo permesso di soggiorno oltre a impedirgli di trovare una casa. Tutte circostanze che sembra voler far valere con una richiesta di danni in sede civile, unita a quella per ingiusta detenzione.

La famiglia Gambirasio vuole chiarezza anche sul Dna estratto dalle tracce sul corpo di Yara anche su un altro fronte: quello che porta a Gorno dove fino al 1999 è vissuto un uomo il cui Dna è simile a quello estratto: la comparazione con tutto il suo nucleo famigliare ha avuto esito negativo. Si è quindi ipotizzato che l’assassino di Yara possa essere un suo figlio illegittimo di cui, però, non è stata provata l’esistenza. Il genetista Portera ha suggerito che la Procura disponga la riesumazione della salma. Anche in questo caso per fare finalmente chiarezza, qualora anche questa fosse una pista destinata a finire nel nulla.