Afghanistan, attacco al cuore occidentale di Kabul: sei morti

Pubblicato il 13 Settembre 2011 - 16:35 OLTRE 6 MESI FA

KABUL – Attacco dei talebani in pieno centro a Kabul: i miliziani hanno preso di mira con razzi, mitra e giubbotti esplosivi il quartier generale della Nato. Le esplosioni (almeno dieci) sono iniziate intorno alle 11 ora italiana (le 13:30 ora locale) di martedì 13 settembre. Nella zona degli attacchi si trovano anche  gli edifici del governo afghano e le ambasciate occidentali. Una fonte ministeriale ha riferito che le vittime del bilancio dell’attacco, ancora provvisorio, sono quattro agenti di polizia e due civili, e che i feriti sono 16. Per quanto riguarda gli attentatori suicidi, due sono stati uccisi negli scontri a fuoco dopo che avevano lanciato razzi contro l’ambasciata americana ed un terzo è stato colpito sulla strada verso l’aeroporto.

Un altro kamikaze si sarebbe fatto esplodere alle porte degli uffici della polizia di frontiera, nell parte ovest di Kabul. Secondo quanto riferisce Ghulam Rasool Tarakhil, portavoce delle forze dell’ordine, un agente avrebbe perso la vita a causa della violenta esplosione, mentre due passanti sono rimasti feriti. Anche un posto di polizia vicino a Deh Mazang Sqare sarebbe stato attaccato. L’ufficio di corrispondenza dell’iraniana Press Tv a Kabul, situato a pochi metri dall’ambasciata americana, è rimasto coinvolto nell’attacco: uno degli operatori che vi lavorano è rimasto ferito.

Secondo quanto ha reso noto Kerri Hannan, portavoce dell’ambasciata americana, non ci sarebbero vittime fra il personale. Sarebbero invece rimasti uccisi nello scontro due talebani, almeno secondo quanto riferito da Siddiq Siddiqui, portavoce del ministro dell’interno afgano.

I talebani hanno subito rivendicato l’azione.  Un loro portavoce, Zabihullah Mujahid, ha inviato un comunicato all’AFP via sms. Secondo Mujahid all’attacco partecipano numerosi guerriglieri armati di fucili d’assalto Ak-47 e lanciagranate con addosso giubbotti esplosivi, pronti a farsi saltare in aria. Scrive il portavoce: “In piazza Abdul Haq è in atto un attacco suicida di massa contro i servizi d’intelligence, locali e stranieri gli obiettivi prioritari sono l’edificio dove hanno sede i servizi d’informazione e un ministero”.

Gli Stati Uniti non si lasceranno ”intimidire” dal ”vile” attacco di oggi contro l’ambasciata americana a Kabul, ha detto la segretario di Stato Usa Hillary Clinton. Al contrario, ha detto, ”continueremo con un impegno ancora maggiore” a lavorare in Afghanistan, e a ”rimanere vigili”.

Claudio Glaentzer, ambasciatore d’Italia in Afghanistan, ha dichiarato all’ANSA che nessun militare o cittadino italiano è rimasto coinvolto nell’attacco. “Stiamo facendo tutti i controlli di sicurezza previsti per queste emergenze – ha detto – e per il momento non risulta alcun coinvolgimento di interessi o persone italiani. La situazione non si è ancora stabilizzata, ma dalle informazioni che ho raccolto l’attacco è stato portato dai quattro punti cardinali della ‘zona rossà della capitale afghana”.

Il segretario Nato Anders Fogh Rasmussen ha detto di ritenere l’aggressione un atto intimidatorio verso la transizione del controllo della sicurezza dalle forze internazionali a quelle afghane, prevista entro il 2014. “I talebani cercano di mettere alla prova la transizione, ma non possono fermarla. Il passaggio è in corso e proseguirà”.

Il presidente afghano Hamid Karzai ha duramente condannato l’attacco, sostenendo che ”il processo di transizione non si arresterà, e anzi andrà avanti con più forza”. In un comunicato diffuso dall’ufficio stampa presidenziale, Karzai ha sostenuto che ”il nemico fa ogni cosa in suo potere per danneggiare il processo di transizione delle responsabilità della sicurezza a favore del governo afghano”.  Ma, ha assicurato, ”l’attacco non può impedire al processo di transizione dal proseguire regolarmente e anzi rafforza la determinazione del nostro popolo ad assumersi la responsabilità dei problemi del loro paese”. Il capo dello Stato ha infine lodato la rapida reazione delle forze di sicurezza locali nel controllare la situazione impedendo ai terroristi di causare altre vittime e danni materiali.