Aggressione Papa, Vaticano deciderà su Susanna Maiolo

Pubblicato il 26 Dicembre 2009 - 20:26| Aggiornato il 27 Dicembre 2009 OLTRE 6 MESI FA

Susanna Maiolo

Sarà la magistratura vaticana a determinare i prossimi sviluppi dell’ incidente occorso la notte di Natale a San Pietro: Susanna Maiolo, svizzera, una donna con problemi psichici ha spinto papa Benedetto XVI facendolo cadere a terra, mentre la Gendarmeria prosegue le indagini sull’accaduto.

Nonostante restino molti interrogativi sulla sicurezza, anche in considerazione del fatto che la donna aveva tentato lo stesso gesto lo scorso anno, nessuno, entro le mura vaticane, ne mette in discussione l’efficienza. La stampa internazionale parla oggi di «falle» dell’apparato di sicurezza, ma in Vaticano assicurano che non si può «blindare il papa».

Si tratta – ha spiegato ieri il portavoce padre Lombardi – di un sistema che agisce in base al principio che sia «cosa impensabile» creare un «muro» tra il pontefice e i suoi fedeli. Impossibile blindare la sicurezza del Papa al cento per cento. L’apparato, si dice in Vaticano, ha funzionato, non c’è stata alcuna falla, il protocollo è stato rispettato.

Accanto al pontefice giovedì sera, come sempre, c’erano gli uomini della Gendarmeria, le Guardie svizzere, il medico, i cerimonieri, e il prefetto reggente. In tutto, un centinaio di uomini a vegliare sulla sua incolumità. Compatibilmente con la filosofia di fondo: nessuna barriera tra il Papa e la «sua» Chiesa.

Il Papa sta bene e tiene fede agli intensi impegni natalizi, il cardinale Roger Etchegaray attende serenamente l’intervento di domani sulla sua frattura al femore, mentre Susanna Maiolo è da due giorni in trattamento sanitario obbligatorio in una struttura di Subiaco (Roma), su indicazione dei medici dell’ospedale Santo Spirito ai quali era stata affidata dalla Gendarmeria dopo l’incidente.

La Gendarmeria, che ha totale giurisdizione su ciò che accade in basilica e dentro le mura (la polizia di Stato può intervenire solo in piazza S.Pietro, «confine» di Stato) ha praticamente chiuso le indagini e il caso – ha precisato questa mattina padre Lombardi – «rimane sotto la competenza della magistratura vaticana». Sarà ora il «promotore di giustizia», Nicola Picardi a decidere nei prossimi giorni «eventuali successivi passi da compiere», nei confronti della donna, «in considerazione dei rapporti dei medici e della gendarmeria vaticana».

Sembra quindi che la Santa Sede non intenda avvalersi della possibilità, prevista dal Concordato e attuata nella maggior parte dei casi di microcriminalità in territorio vaticano (piccoli furti o simili), di chiedere all’Italia di procedere in sua vece.

Una norma finalizzata a non sovraccaricare il minuscolo apparato di giustizia vaticana, che però, sul caso Maiolo, si è riservato di decidere in totale autonomia. Se il suo gesto fosse giudicato intenzionale e ostile, circostanza improbabile, rischierebbe l’accusa di “attentato al capo dello Stato” secondo il codice penale italiano, e pene assai severe. Del resto, padre Lombardi ha risposto a chi lo interrogava sulla possibilità di azioni giudiziarie contro la giovane donna, che «la giustizia della Santa Sede è in genere molto benevola».