Cuba, i dissidenti liberati: “Condizioni disumane, topi ed escrementi in cella”

Pubblicato il 15 Luglio 2010 - 20:10 OLTRE 6 MESI FA

Gli undici dissidenti cubani scarcerati dal regime castrista giunti recentemente a Madrid hanno raccontato alla stampa le condizioni ”disumane” in cui hanno trascorso gli ultimi sette anni di prigionia in carceri mai visitate dagli osservatori internazionali, in compagnia di ratti e scorpioni, e si interrogano sul loro status in Spagna.

”Sono strutture disumane, te lo dico da giornalista, non da carcerato” racconta Ricardo Gonzalez, 60 anni e corrispondente di Reporter senza frontiere a El Pais. Nelle carceri c’è ”sovraffollamento, perdite dalle fogne, celle dove i prigionieri devono defecare in un buco nello stesso luogo dove dormono”, continua il dissidente.

”Si convive con ratti, scarafaggi, scorpioni e, detto chiaramente, con gli escrementi”, conferma Julio Cesar Galvez, giornalista ex incarcerato di 63 anni, durante una affollata conferenza oggi all’Associazione della stampa di Madrid. Oltre alle condizioni generali i dissidenti politici hanno anche sofferto le dure pressioni dell’isolamento: Gonzalez ha raccontato di essere stato rinchiuso per tre mesi con la luce accesa 24 ore su 24, mentre Lester Gonzalez, di 33 anni, è stato confinato in un cubicolo di 1,80 metri senza luce.

”Dal lunedì al venerdì mi portavano fuori solo un momento al giorno perché vedessi la luce”, ha ricordato il dissidente. Le visite dei familiari erano scarsissime: ”due ore ogni tre mesi, e le visite coniugali due volte all’anno”, continua Gonzalez, che era rinchiuso in un carcere a 533 chilometri da casa sua, a l’Avana. Le situazioni disumane nelle carceri, hanno denunciato Pablo Pacheco e Normando Hernando, generano spesso apatia tra i carcerati che ”si feriscono da soli o si tolgono la vita”.

Gonzalez ha infine raccontato che prima di liberarli il regime ha inviato i dissidenti in ”un ospedale dell’Avana con aria condizionata dove abbiamo mangiato pollo e ci sono stati dati pantaloni, camicia e cravatta (che nessuno porta a Cuba), come se in tre giorni si potessero eliminare i sette anni durante i quali non eravamo persone”. Dopo un primo momento di ambientamento, i dissidenti iniziano ora a interrogarsi sul loro status in Spagna: il ministro degli Esteri Miguel Angel Moratinos ha detto al Congresso che i dissidenti sono ”liberi e non sono stati deportati”, ma i primi sei dissidenti arrivati a Madrid assicurano di essere in ”un limbo giuridico”, perche’ non hanno un documento che garantisca che non torneranno in prigione e dovranno comunque chiedere un permesso per rientrare a Cuba.