Il figlio di Sakineh lancia un appello a Papa e governo, poi dice “Già eseguita la condanna a 99 frustate”

Pubblicato il 5 Settembre 2010 - 12:09 OLTRE 6 MESI FA

Sakineh Ashtani

Ieri aveva detto che la madre stava per essere lapidata e che l’avevano condannata anche a 99 frustate, oggi Sajjad Ghaderzadeh, il figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, parlando con l’Adnkronos/ Aki, lancia un appello al Papa e al governo affinché salvino la mamma. E rivela: quelle 99 frustate già le sono state date.

“Mi appello a tutti gli italiani – dice  Sajjad contattato telefonicamente – ma soprattutto al loro governo e al premier Silvio Berlusconi”. Poi si rivolge al Pontefice: “Esorto il capo della Chiesa, papa Benedetto XVI, a intervenire per salvare la vita di mia madre”, per fermare le “atrocità ingiustificate” a cui è sottoposta. Per Sajjad, l’unica speranza di fermare l’esecuzione è proprio la mobilitazione internazionale, le voci come quella della ‘premiere dame’ di Francia, Carla Bruni, o del calciatore italiano Francesco Totti, che ha aderito alla campagna contro la lapidazione di Sakineh, producendo una grande eco in Iran.

“Vorrei ringraziare tutta la comunità internazionale – prosegue il figlio di Sakineh – perché sta seguendo con tanta attenzione il nostro caso. Vi chiedo di non fermare le vostre campagne, perché questo tipo di pressione da tutto il mondo può veramente aiutare mia madre. Non fermatevi per favore – ribadisce – siete la nostra unica speranza. Prima di appellarmi alla comunità internazionale, mi sono rivolto alle massime cariche dello stato anche alla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e al presidente Mahmoud Ahmadinejad, scrivendo diverse lettere, ma senza mai ricevere alcuna risposta”.

“E’ per questo che mi sono rivolto alla comunità internazionale – continua – Ad Ahmadinejad chiedo dove sia quella giustizia di cui parlava durante la sua campagna elettorale, come mai non interviene a sostegno della mia povera madre. Sono molto deluso dalle autorità iraniane”.

Il Vaticano risponde. Immediata la risposta della Santa Sede. Autorevoli fonti vaticane riferiscono che “da giorni si segue con molta attenzione quanto sta avvenendo in Iran a proposito del caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani”. “La Santa Sede – aggiungono le fonti – è sempre contraria alla pena di morte, anche in questo caso”. Nei sacri palazzi si sta valutando se intervenire in modo ancora più esplicito sulla questione.

”Quando la Santa Sede è richiesta in modo appropriato perché intervenga su questioni umanitarie presso autorità di altri Paesi, come è avvenuto molte volte in passato, essa usa farlo non in forma pubblica, ma attraverso i propri canali diplomatici”. Lo afferma il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla vicenda di Sakineh, la donna iraniana condannata a morte per lapidazione in Iran. In mattinata il figlio Sajjad si era appellato al papa e al governo italiano per salvare la vita della madre.

”La Santa Sede – ha ribadito padre Lombardi – segue la vicenda con attenzione e partecipazione. La posizione della Chiesa, contraria alla pena di morte, e’ nota – ha aggiunto – e la lapidazione e’ una sua forma particolarmente brutale”.

Frattini: serve gesto di clemenza di Teheran, già preso contatti. Per salvare la vita di Sakineh Mohammadi Ashtiani serve ”un gesto di clemenza” da parte di Teheran. E’ quanto ribadisce il ministro degli Esteri Franco Frattini. ”Pieno rispetto della sovranità iraniana e nessuna interferenza, solo un gesto di clemenza per salvare la vita di questa persona”.

In un appello al governo, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e a Papa Benedetto XVI il figlio di Sakineh, Sajjad Ghaderzadeh, ha chiesto il loro intervento per fermare l’esecuzione della madre e ha ribadito che solo le pressioni internazionali possono salvarle la vita.

La Farnesina ha gia’ avuto nelle settimane scorse contatti con l’ambasciata iraniana a Roma sulla vicenda di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata a morte nel 2006 per lapidazione. Lo si apprende da fonti del ministero, che sottolineano come della questione sia stata poi investita l’Unione europea. Oltre alla ”campagna pubblica” fatta di appelli alla clemenza al governo di Teheran, riferiscono le stesse fonti, l’Italia sta mantenendo aperti canali diplomatici con gli iraniani per arrivare ad una soluzione positiva della vicenda. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, che ”segue personalmente e con particolare attenzione la vicenda, ha tra l’altro annunciato la disponibilita’ ad incontrare il collega iraniano Mottaki a margine della prossima Assemblea generale dell’Onu a New York.