L’allarme del Vaticano: in Iraq c’è un piano per cacciare i cristiani

Pubblicato il 24 Febbraio 2010 - 19:06 OLTRE 6 MESI FA

C’è un piano messo in atto dalle forze integraliste e fondamentaliste musulmane per cacciare tutti i cristiani dal Paese. In questo senso vanno lette le innumerevoli aggressioni contro le comunità cristiane che stanno avvenendo in Iraq.

La denuncia del visitatore apostolico per i caldei in Europa, monsignor Philip Najim: ”Si tratta di azioni ben organizzate – ha detto – con le quali si vuole svuotare l’Iraq dei cristiani e ad agire sono i gruppi fanatici e integralisti musulmani”. ”Il Papa è molto preoccupato per la situazione dei cristiani in Iraq e lo ha detto molte volte, ha spiegato e rispiegato che i diritti di queste comunità vanno rispettati”. Si sottolinea inoltre che la convocazione del prossimo sinodo per il Medio Oriente avrà per oggetto in modo specifico anche il problema dei cristiani iracheni.

Per affrontare il problema, il ministro degli Esteri Franco Frattini in un’intervista ad ‘Avvenire ha parlato di “un vero e proprio manuale delle ambasciate europee all’estero” che sarà “distribuito entro aprile” e sarà mirato in particolare al trattamento delle minoranze religiose cristiane. “Noi abbiamo in qualche modo l’obbligo di non limitarci a dichiarazione di principio, ma ad agire” aggiunge il responsabile della Farnesina. Frattini parla di un ‘procollo comune’ che “servirà a monitorare da vicino, nei Paesi più sensibili, il trattamento delle minoranze religiose, con particolare riferimento a quelle cristiane”. Se a livello Onu poi c’è l’ipotesi di “presentare all’Assemblea generale una risoluzione che parli proprio dei diritti dei cristiani”, il ministro pensa anche a “una Conferenza internazionale sulla libertà religiosa” che potrebbe essere organizzata in Italia entro l’anno. Si moltiplicano intanto le richieste d’aiuto dall’Iraq.

Il monsignor Shlemon Warduni, vicario patriarcale caldeo di Baghdad, ai microfoni della Radio Vaticana chiede “a tutti quanti ai Paesi stranieri, al governo centrale e al governo della regione di Mosul di guardare veramente ai cristiani come a dei buoni cittadini. Noi facciamo del nostro meglio per difendere l’Iraq. Siamo pronti a compiere i nostri doveri e per questo chiediamo i nostri diritti. Chiediamo di essere protetti, nient’altro”.

Ancora ieri, 23 febbraio, infatti, la violenza si è abbattuta contro la comunità cristiana di Mosul. Si sono svolti questa mattina nella chiesa siro-cattolica di Mar Benham e Sara, a Karakosh, i funerali dei tre cristiani, un padre e due figli, uccisi ieri a sangue freddo nella propria casa nel quartiere di Hay Al Saha, a Mosul, dopo un rastrellamento condotto casa per casa. Le esequie sono state celebrate dal vescovo siro-cattolico di Mosul, monsignor Georges Casmoussa: ”Per la prima volta gli assassini sono entrati nelle case dei cristiani per ucciderli – ha detto al Sir, l’agenzia stampa della Cei -. Questo è un precedente molto pericoloso per la nostra comunità. Il clima, insomma, a due settimane dal voto, per la comunità cristiana sta diventando pesantissimo. Secondo fonti locali, i figli dei cristiani hanno paura di frequentare le scuole. ”Noi vogliamo – ha aggiunto ancora monsignor Warduni – che tutti partecipino alle elezioni, perché questo è un diritto ed è un dovere per tutti noi se vogliamo veramente costruire il nostro Paese”. ”Poi si devono eleggere le persone adatte – ha spiegato – non si deve badare alla religione, ai partiti o alle etnie ma si deve anteporre il bene dell’Iraq. Perciò, chiediamo di non politicizzare la questione dei cristiani, perché noi siamo con tutti quelli che vogliono il bene dell’Iraq, che vogliono costruire l’Iraq”.