Marò in India, petizione a Barroso per la loro liberazione

Pubblicato il 13 Giugno 2012 - 16:40 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Circa cinquemila cittadini italiani (4.904) hanno inviato una petizione al presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso perché l'Europa intervenga per la liberazione dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due fucilieri della Marina sono trattenuti in India con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani durante in un'azione antipirateria.

In sostanza la petizione, promossa dal gruppo di amici e sostenitori dei due marò "Ridateci i nostri leoni" chiede che l'Ue sostenga, a ''livello Internazionale la posizione dell'Italia come Stato Membro dell'Unione Europea, le cui forze militari hanno sempre operato in ossequio delle regole d'ingaggio della Nato e dell'Unione Europea''.

La petizione chiede alla Commissione Europea di prendere posizione sulla Legge di Bandiera (Convenzione UNCLOS) e sull'Immunità Funzionale nel caso dei due fucilieri di Marina, due punti controversi tra Italia e India.

In particolare, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare o UNCLOS (United Nations Convention on the Law of the Sea) è un Trattato Internazionale che definisce i diritti e le responsabilità degli Stati nell'utilizzo dei mari e degli oceani, ''definendo le linee guida che regolano le trattative, l'ambiente e la gestione delle risorse naturali''.

In sostanza, si chiede l'applicazione della Convenzione, sottoscritta da 162 paesi anche dall'India e dall'Italia, che definisce in maniera chiara le acque interne e quelle internazionali, punto sul quale si basa anche lo scontro tra i due paesi per l'applicazione della giurisdizione.

La petizione punta inoltre al riconoscimento dell'immunità funzionale che ''consiste nell'impossibilità di attribuire delle responsabilità personali a militari comandati di servizio dallo Stato di appartenenza, in forza di una Legge di quello Stato ed in transito in territori di altri Stati.

Tale principio impedisce a qualunque Stato di sottoporre a procedimento quei militari, in quanto organi di un altro Stato, per tutti quei fatti che scaturiscono dall'aver agito nell'esercizio delle proprie funzioni.

Quindi un eventuale illecito compiuto dal Militare, nell'esercizio di tali funzioni, non può essere direttamente a lui attribuito nell'ambito del diritto penale di uno Stato, ma va imputato allo Stato cui appartiene nell'ambito del Diritto internazionale''.

Nel caso specifico di Latorre e Girone, si legge ancora nella petizione ''è desumibile che la petroliera Enrica Lexie, battente Bandiera Italiana, al momento dell'attacco viaggiava a 22 miglia dalla costa, così come ribadito anche dalla Guardia Costiera indiana, trovandosi pertanto in acque internazionali. Dunque, ai fatti eventualmente accaduti a bordo di quella nave, andrebbe applicata la Giurisdizione Italiana. Ma ancor più evidente è che i Militari Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, insieme ai restanti quattro militari del Team di Sicurezza del Reggimento San Marco, erano imbarcati sul mercantile battente Bandiera Italiana in transito in spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria e tale presenza era pienamente in linea con l'articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n.107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n.130".

Ai Militari italiani pertanto – conclude la richiesta firmata da quasi cinquemila cittadini italiani- ''nulla può essere attribuito a titolo di responsabilità personale; un eventuale illecito compiuto da un soldato non può essere imputato direttamente a lui nell'ambito del diritto penale di uno Stato, ma va imputato all'Italia nell'ambito del Diritto internazionale''.